Angolo Musicale

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lunedì, dicembre 25, 2006

25.12.2006 Santo Natale

Carissimi
vi giungano ancora una volta i miei auguri di
Santo Natale.
Il Signore si degni di visitare il vosto cuore,
la vostra famiglia,
la vostra casa,
il vostro paese.
Il Signore si degni di abitare con voi
per sempre.
Ancora una volta,
AUGURI.
Grazie a tutti coloro che ho incontrato durante la mia permanenza in Italia.
Non tutti ho potuto incontrare di persona;
molti li ho sentiti per telefono;
molti altri tramite SMS;
molti altri ancora attraverso la preghiera.
Vi voglio bene.
Confido ancora nel dono della vostra preghiera.
Auguri

sabato, dicembre 09, 2006

09.12.2006 Programma di Roma e del mio ritorno a Grumo

Carissimi,

tra nove ore circa parto per Roma. Viaggero' con la Cathay Pacific Airways, la compagnia di bandiera di HK, dicono che sia la migliore del mondo. Io ho gia' viaggiato in passato con questa, ma e' la prima volta che faccio un lungo viaggio. Vi sapro' dire dopo.
Arrivero' a Roma Fiumicino alle 7.20 circa. Mi trasferiro' dopo una bella colazione all'italiana (caffe espresso e cornetto) presso Villa Lituania, situata in Piazza Asti, in Roma. Dopo avermi sistemato un po', intendo andare alla Casa Generalizia del Pime in via Guerrazzi per il pranzo. Nel pomeriggio tardi poi inizia il programma degli universitari che adesso vi accludo.

V Convention Europea degli Studenti Universitari
Roma, 11-14 dicembre 2006


“La carità intellettuale: via per una nuova cooperazione
Europa-Asia”

Programma generale

Domenica 10 Dicembre 2006

Ore 19.00 Parrocchia SS. Aquila e Priscilla
Via Pietro Blaserna, 113
Messa Internazionale

Presiede: S. Ecc. Mons. Rrok M. Mirdita
Vescovo di Tirana-Durrës - Albania

e festa degli Universitari

Lunedì 11 Dicembre 2006

Ore 9.30: Visita all’Università di Roma “Tor Vergata”

Ore 11.00: Celebrazione Eucaristica
Presiede: Mons. Lorenzo Leuzzi
Direttore Ufficio per la Pastorale
Universitaria - Vicariato di Roma

Ore 12.00 Saluto
Prof. Alessandro Finazzi Agrò
Rettore dell’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”

Incontro: Autorità accademiche

Ore 15.00 Incontro con gli studenti Erasmus/Socrates europei ed Asiatici

Ore 20.30: Parrocchia S. Maria del Rosario di Pompei alla Magliana
Piazza della Madonna di Pompei, 4

Veglia Mariana

Martedì 12 Dicembre 2006

Ore 8.30-19.30: Convention in Videoconferenza con l’Europa e l’Asia
LINK CAMPUS UNIVERSITY OF MALTA
Via Nomentana, 335—00162 Roma

Ore 20.30: Basilica di Santa Maria Maggiore
Piazza Santa Maria Maggiore

Arrivo dell’Icona—Concerto

Mercoledì 13 Dicembre 2006

Ore 9.30: Presentazione della V Giornata Europea degli
Universitari
Incontro con il CTV
P. Federico Lombardi s.j.
Direttore della Sala Stampa della Santa Sede
LUMSA– Facoltà di Scienze delle Formazione
P.zza delle Vaschette, 101

Ore 15.00: Musei Vaticani

Ore 20.30: Parrocchia di Santa Silvia
Viale Giuseppe Sitori, 2

Liturgia penitenziale

Giovedì 14 Dicembre 2006

Ore 9.30: Visita della città di Roma

Ore 17.00: Basilica di S. Pietro in Vaticano
Messa degli universitari
Incontro con S.S. Benedetto XVI



Il Giorno 15 mattina parto per BARI con l'Alitalia (sperando che non ci siano scioperi). Dovrei arrivare a Bari alle 10.20 circa. Mi fermero' a casa mia fino al 23 mattina. Alle ore 9.10 parto per Roma, cosi' che alle 12.15 possa ripartire per Hong Kong. Speriamo che non ci sia lo sciopero e la neve come capito' a gennaio di quest'anno quando rischiai di non dover partire per HK. Il mio cellulare italiano e': 349.3844838.
Come vi ho gia' scritto, non andro' in giro da nessuna parte, se non a fare visita all'arcivescovo. Spero di incontrarvi. A presto. Un forte abbraccio.


PS: GAETANINO, fatti vivo quando arrivi a Roma. Potremmo davvero incontrarci. A presto.

sabato, dicembre 02, 2006

2006.12.02 Comunicato della Santa Sede circa l'ordinazione episcopale illegittima a Xuzhou

COMUNICATO DELLA SALA STAMPA DELLA SANTA SEDE CIRCA L'ORDINAZIONE EPISCOPALE ILLEGITTIMA A XUZHOU (CINA CONTINENTALE)


La Santa Sede si sente in dovere di far conoscere la sua posizione in merito all'ordinazione episcopale del sacerdote Giovanni Wang Renlei, che ha avuto luogo giovedì, 30 novembre u.s., a Xuzhou nella provincia di Jiangsu (Cina Continentale).

1) Il Santo Padre ha appreso la notizia con profondo dolore, poiché la suddetta ordinazione episcopale è stata conferita senza il mandato pontificio, vale a dire senza rispettare la disciplina della Chiesa cattolica circa la nomina dei Vescovi (cfr. canone 377, § 1, del Codice di Diritto Canonico).

2) Quella di Xuzhou è l'ultima – in ordine di tempo – delle ordinazioni episcopali illegittime, che travagliano la Chiesa cattolica in Cina ormai da alcune decine di anni, creando divisioni nelle comunità diocesane e tormentando la coscienza di molti ecclesiastici e fedeli. Questa serie di atti estremamente gravi, che offendono i sentimenti religiosi di ogni cattolico in Cina e nel resto del mondo, è frutto e conseguenza di una visione della Chiesa, che non corrisponde alla dottrina cattolica e sovverte principi fondamentali della sua struttura gerarchica. Infatti, come precisa il Concilio Vaticano II, "uno è costituito membro del Corpo episcopale in virtù della consacrazione sacramentale e mediante la comunione gerarchica col Capo del Collegio e con le membra" (Lumen gentium, n. 22, primo capoverso).

3) La Santa Sede, venuta a conoscenza all'ultimo momento della progettata ordinazione episcopale nella diocesi di Xuzhou, non ha mancato di fare quei passi, che erano possibili nel breve tempo a disposizione, affinché non si arrivasse a un atto che avrebbe prodotto una nuova lacerazione della comunione ecclesiale. Infatti un'ordinazione episcopale illegittima è un atto oggettivamente così grave che il diritto canonico stabilisce severe sanzioni per coloro che la conferiscono e la ricevono, sempre che l'atto sia compiuto in condizioni di vera libertà (cfr. canone 1382 del Codice di Diritto Canonico).

4) È consolante costatare che, malgrado le difficoltà passate e presenti, la quasi totalità dei Vescovi, i sacerdoti, i religiosi, le religiose ed i laici in Cina, consapevoli di essere membra vive della Chiesa universale, hanno mantenuto una profonda comunione di fede e di vita con il Successore di Pietro e con tutte le comunità cattoliche sparse per il mondo.

5) La Santa Sede è consapevole del dramma spirituale e della sofferenza di quegli ecclesiastici – Vescovi consacranti e Ordinandi – che si trovano costretti a essere parte attiva di ordinazioni episcopali illegittime, contravvenendo in tal mondo alla tradizione cattolica che in cuor loro vorrebbero seguire fedelmente. Essa, inoltre, partecipa al disagio interiore di quei cattolici – sacerdoti, religiosi, religiose e laici – che si vedono obbligati ad accogliere un Pastore, che sanno non essere in piena comunione gerarchica né col Capo del Collegio dei Vescovi né con gli altri Vescovi sparsi nel mondo.

6) Per quanto riguarda le ordinazioni episcopali, la Santa Sede non può accettare di essere messa di fronte a fatti compiuti. Pertanto, deplora il modo di procedere nell'ordinazione del sacerdote Wang Renlei, avvenuta a Xuzhou, e si augura che incidenti del genere non si ripetano in futuro.
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Vi invito a pregare per questo motivo in questo tempo di Avvento. Auguri di buon e santo Avvento a tutti.

giovedì, novembre 23, 2006

23.11.06 Riguardo il mio viaggio in Italia

Carissimo Gaetanino,
grazie per il tuo messaggio. Sei sempre puntuale a lasciar qua il tuo contributo. Arrivero' a Roma Domenica 10 dicembre e mi fermero' fino al giorno 15 mattina. In quel giorno andro' a Grumo dove mi fermero' per qualche giorno. Purtroppo non ho so ancora con esattezza il giorno del mio ritorno. Potrebbe essere il 22 o 23 dicembre da Roma. Spero anche io di poterti incontrare da qualche parte. Quando avro' il programma dettagliato della Convention degli Studenti Universitari Europei allora sapro' dirti meglio e di piu'.
Carissimo Stefano,
ho fatto un po' di fatica a capire chi tu potessi essere. Solo quando mi hai scritto dei saluti di tuo zio Michele allora tutto si e' fatto piu' chiaro. Per prima cosa, grazie dei tuoi saluti e di quelli di tuo zio. Certamente avremo modo di vederci, sempre se Dio vuole. Comunque non intendo prendermi nessun impegno particolare di servizio durante la mia permanenza a Grumo. Lo so che in quel periodo ci sara' la novena di Natale. Certamente non celebrero' la messa del mattino presto. E' una scelta dovuta al fatto che non intendo stancarmi e non intendo stancarmi come lo scorso anno in cui ho detto di si' a tutti. Visto che mi fermo per pochi giorni (devo rientrare in Hong Kong al massimo per il giorno 24 dicembre), mi sembra opportuno stare con la mia famiglia. Non andro' infatti, in giro come feci lo scorso anno.
Carissimo Pasqualino,
io spero davvero di vedere Raffaella con il pancione. Se non la vedro' perche' avra' gia' partorito, mi accontentero' di vederla in foto e di vedere soprattutto di persona la piccolina.
Intanto qua le attivita' proseguono con un ritmo sovraumano. Il Signore e' al mio fianco e mi aiuta. Proprio stasera, poche ore fa', ho fatto la catechesi ai catecumeni in cui ho parlato di Giosue' e dell'entrata del popolo di Israele nella terra promessa da Dio a Abramo e alla sua discendenza. E' bello e gratificante vedere il loro interesse nel conoscere Dio e le sue opere. Continuo ad affidarli alla vostra preghiera. A presto, anzi prestissimo. Ciao.

domenica, novembre 12, 2006

12.11.06 - Esercizi spirituali

Da domani, lunedi' 13 novembre inizio gli esercizi spirituali con gli altri padri del Pime della nostra regione. Sara' padre Gianbattista Zanchi, superiore generale del Pime a predicarli. Preghero' per voi tutti, nella speranza di incontrarvi presto. Arrivero' in Italia il giorno 10 dicembre per un incontro a Roma dove incontrero' il direttore della sala stampa vaticana e concelebrero' la messa con il papa Benedetto XVI. Faro' un salto a Grumo Appula per poi ritornare ad Hong Kong per celebrare Natale. A presto.

giovedì, settembre 21, 2006

21.09.06 "Fucilateci in pubblico" L'ultimo desiderio dei tre cattolici indonesiani condannati a morte

Palu (AsiaNews) – Vogliono essere giustiziati in un luogo pubblico, all’aperto, i tre cattolici indonesiani condannati per il massacro di numerosi musulmani durante il conflitto interreligioso di Poso, Sulawesi centrali, nel 2000. La volontà di Fabianus Tibo, Dominggus da Silva e Marinus Riwa, è stata riferita ieri dal figlio maggiore di Tibo, Robert: “L’esecuzione deve avvenire in un’area pubblica, in modo da soddisfare coloro che vogliono la nostra morte”.
La fucilazione dei tre cristiani, di cui anche Benedetto XVI ha chiesto la salvezza, avverrà subito dopo la mezzanotte di oggi, nei primi minuti del nuovo giorno. Il caso di “Tibo e compagni” ha attirato l’attenzione internazionale: il processo che li ha condannati alla pena capitale è stato viziato da procedure illegali, come testimoni non ascoltati e prove non accettate dai tribunali.
I familiari dei tre detenuti si sono recati ieri al carcere Petobo, Palu, per l’ultima visita. Con loro anche p. Jimmy Tumbelaka, della diocesi di Manado, e due degli avvocati del gruppo Padma, che ha curato la difesa: p. Norbert Bethan e Stephen Roy Rening. Quest’ultimo ha ribadito per l’ennesima volta che l’esecuzione di domani è “contraria alla legge, visto che i condannati aspettano ancora la risposta ufficiale del presidente Susilo Bambang Yudhoyono, al quale hanno sottoposto la seconda richiesta di grazia”.
I tre cattolici, inoltre, hanno espresso il desiderio che le loro bare siano esposte al pubblico nella cattedrale St. Mary di Palu. Tibo e Riwu saranno sepolti nel villaggio di Beteleme a Morowali, Poso, mentre da Silva farà ritorno al suo villaggio natio nella provincia di East Nusa Tenggara. “Lasciate che del mio corpo se ne occupi la mia famiglia – è l’ultimo desiderio di Tibo - e non l’Ufficio del procuratore”.
“Il plotone d’esecuzione è stato scelto – riferisce p. Tumbelaka – il luogo e l’ora fissati. Ogni possibile cambiamento ormai è nelle mani di Dio”. In vista della fucilazione, che nei mesi precedenti ha suscitato grandi manifestazioni di protesta nel paese, le autorità carcerarie hanno innalzato le misure di scurezza nella prigione Petobo. Non si fermano infatti le critiche alla decisione dei giudici. Secondo Usman Hamid, capo della Commissione per le vittime delle violenze (conosciuta come KONTRAS), “uccidendo i tre lo Stato viola i diritti umani e impedisce che si faccia luce sui veri responsabili di quegli scontri”.

martedì, settembre 19, 2006

19.09.06 Sesto anniversario della partenza per Hong Kong

Oggi ricorre il sesto anniversario della mia partenza dall'Italia per Hong Kong. Sono molto contento e molto felice. Arrivai ad Hong Kong il 20 settembre 2000. Sono gia' passati 6 anni. Queste cose sono successe in questo periodo. La cosa piu' bella e piu' importante e' che il Signore non mi ha mai abbandonato e mi ha sempre voluto bene, come sempre. Questo e' cio' che riempie il mio cuore di gratitudine e di amore. Questo mi spinge ancora oggi a lavorare come missionario in questa terra cinese. Spero che l'amore del Signore per me mi spinga ad amarlo fino alla pazzia nei fratelli e nelle sorelle che incontro ogni giorno. Che il suo Vangelo sia da me predicato e annunciato con le parole e con la vita. Pregate anche per me.

Lo so che state aspettando notizie sull'esperienza estiva. Ma in questa settimana passata e nell'attuale ho trovato tanto lavoro da fare e non ho ancora avuto il tempo a sufficienza. Abbiate ancora pazienza con me. Vi voglio bene.

martedì, settembre 12, 2006

12.09.06 Sono ritornato

Si. Sono ritornato a casa dopo le tantissime attivita' estive. Sono tornato ieri pomeriggio dall'India. Nei prossimi giorni vi informero' di quello che ho fatto e vissuto.

sabato, luglio 15, 2006

15.07.06 Morte di Padre Adelio Lambertoni

Carissimi,
venerdi' 7 luglio e' venuto a mancare al nostro affetto ed e' ritornato alla casa del Padre un mio caro confratello, padre Adelio Lambertoni.
Io l'ho sostituito nell'anno 2001 quando egli era tornato a casa per le vacanze per circa 3 mesi. Avevo scritto di lui in una delle mie prime lettere circolari. E' stata una grande perdita. Abbiamo gia' celebrato i funerali lo scorso mercoledi' 12 luglio. Ho pensato di fare cosa gradita farvi leggere quello che un nostro confratello padre Gianni Criveller ha scritto di lui. Qua sotto le parole del suo testamento. Adelio, prega anche per noi.
Niente è più grande dell’amore di Dio e dell’amore per i nostri fratelli e sorelle.
So che Dio ha già perdonato i miei peccati.
Spero che anche voi mi perdoniate,
e che vi ricordiate solo delle cose buone che Dio ha fatto attraverso di me.
Non scrivete niente sulla mia vita.

Con queste parole, dettate al confratello P. Franco Cumbo, dal letto dell’ospedale di Saint Paul de Chartres poche settimane prima della sua morte, P. Adelio ha riassunto in modo efficace l’ideale della sua vita, che è stata davvero molto intensa e che ha vissuto come un grande dono di sé.
P. Adelio Lambertoni, nato a Velate (Varese, diocesi di Milano) il 20 settembre 1939, è stato un missionario generosissimo, ottimista, allegro e buono. È stato anche umile, perché nelle tante attività e realizzazioni che lo hanno visto protagonista, non ha mai messo avanti se stesso, il suo nome, la sua gloria personale. La richiesta di non scrivere circa la sua vita non può valere per questa breve e parziale testimonianza che come confratelli gli dobbiamo in questi giorni per noi tanto tristi, ma anche sereni.
Sì, sereni perché la morte di Adelio, avvenuta all’età di 66 anni, non è arrivata inaspettata, né per lui né per noi: era ben preparato, e lo eravamo anche noi. Ma la sua mancanza si fa già sentire, e la nostalgia di lui non è per questo meno pungente. Era un vero animatore della nostra comunità, anzi forse il leader più significativo, ascoltato ed influente. La sua naturale capacità di trascinatore si vedeva in molte circostanze e attività, nei nostri raduni, e in particolare quelli del lunedì, di cui era il punto di riferimento. Questi incontri, che negli anni 70 e 80 includevano riflessioni condivise sulla Parola di Dio, hanno caratterizzato in modo importante la vita e gli orientamenti della comunità del Pime a Hong Kong, dove P. Lambertoni giunse il 20 ottobre del 1965, dopo un servizio di due anni nella casa formativa di Vigarolo.
Padre Adelio è stato un leader del rinnovamento della nostra presenza missionaria a Hong Kong, da quando il Pime ha consegnato la guida della diocesi al clero locale (1968) fino agli anni 80, quando, tra lunghe discussioni, la comunità Pime decise che i nostri missionari dovevano essere solo al servizio, e non a capo, della diocesi. P. Adelio fu in prima linea nel cercare, tra non pochi contrasti e difficoltà, ma anche con grande generosità ed entusiasmo, ‘vie nuove’, in particolare nell’impegno sociale.
Padre Adelio non era però un uomo di rottura, né amava i conflitti. Aveva una profonda saggezza e tanto buon senso. Per questo favoriva convergenze tra idee e posizioni diverse, salvava la cordialità nei rapporti personali, e sempre comunque ci teneva all’unità di fondo della nostra comunità, di cui, per lunghissimi anni è stato consigliere prima, e vice regionale poi. Teneva in altissima stima l’amicizia, amava la compagnia e la vita di comunità, a cui non è mai venuto meno, anche negli anni della malattia e del dolore.
Dalla sua terra varesina, a cui era intensamente attaccato, ha ereditato, credo, non solo il buon senso menzionati sopra, ma anche il senso pratico, la grande intraprendenza e l’impegno senza risparmio che hanno caratterizzato i suoi anni giovanili e della maturità, fino ai primi sintomi della malattia, che lo ha intaccato a partire dal 1995.
Sono davvero tantissimi gli impegni sociali che lo hanno visto protagonista, così da renderlo uno dei missionari più incisivi, conosciutissimo non solo nell’ambiente ecclesiale, ma anche nella più vasta società di Hong Kong.
Fu un influente leader, e per molti anni dirigente del SOCO (Società delle organizzazioni comunitarie), un importante gruppo sociale e politico impegnato del vasto campo della marginalità e della povertà a Hong Kong. A Sai Kung, dove fu viceparroco dal 1967 al 1974, si impegnò, tra le altre cose, a favore dei diritti pescatori e dei diseredati, in particolare per dare loro una casa, con la costruzione dei Villaggi di San Pietro e della Pace. Queste realizzazioni furono fatte in collaborazione con la Caritas di Hong Kong, di cui in seguito fu membro della direzione.
L’esperienza di Sai Kung ebbe un tragico epilogo, quando il 27 settembre 1974 il parroco, P. Valeriano Fraccaro, Pime, fu brutalmente ucciso in circostanze rimaste ancora sconosciute. È molto verosimile che P. Adelio fosse il vero obiettivo, proprio a causa del suo impegno sociale, tanto che venne richiamato in Italia e persino destinato ad una diversa missione, la Tailandia. A causa dell’impossibilità di ottenere il visto tailandese, prestò servizio per tre anni a Gorizia, in Friuli, dove allacciò numerosi e forti legami, e dove spesso tornava durante le vacanze in Italia.
L’omicidio di P. Fraccaro scosse p. Adelio, ma egli trovò la forza di tornare, nel 1978, a Hong Kong, dove riprese, senza riserve e risparmio, l’attività missionaria e sociale.
In quegli anni ‘caldi’ molti cristiani di Hong Kong, come in tante altre parti, vivevano la fede come impegno a favore dei più poveri e lotta per la giustizia. Diversi missionari del Pime erano coinvolti in questo movimento, fondando il Gruppo di Impegno Sociale del Pime (Pime’s Social Concern Group), di cui P. Adelio fu uno degli ispiratori più convinti e attivi. Non sono mancati momenti di protesta e denuncia verso le politiche, sociali ed economiche, dell’amministrazione coloniale, in particolare nei confronti dei baraccati, dei venditori ambulanti, della gente delle barche, ecc. In quegli anni era scoppiata a Hong Kong la crisi dei profughi vietnamiti. P. Adelio fu in prima fila a loro favore, impegnandosi sia a visitare i campi profughi, sia a protestare contro l’amministrazione coloniale per il trattamento loro riservato.
Sarebbe ingiusto però pensare a P. Adelio come ad un attivista radicale: non lo era affatto. Era un uomo che cercava il dialogo con tutti, e che al buon senso e alla moderazione, aggiungeva anche un’esuberante carica umana, una sincera bontà e simpatia che gli faceva guadagnare amici e rispetto in tutti gli ambienti. A questo proposito è bello ricordare la sua amicizia e frequentazione con l’ultimo governatore di Hong Kong, Chris Patten.
P. Adelio, che fu consacrato presbitero nel duomo di Milano il 30 Marzo 1963 dal Cardinale Giovanni Battista Montini, che nello stesso anno venne eletto papa con il nome di Paolo VI, non ha mai smesso di considerarsi innanzitutto missionario e prete. Non ha vissuto l’attività sociale in alternativa al suo essere ministro di Dio. Anzi è stato davvero un bell’esempio di integrazione tra la dimensione di impegno sociale, sempre comunque ispirata al vangelo, e del servizio ministeriale. Fu anche impegnato, in qualità di ‘supervisore’, nelle scuole cattoliche legate alle parrocchie, ma la principale attività di P. Adelio è stata quella di guida delle comunità. Dopo essere stato viceparroco a Sai Kung, come già ricordato, fu parroco in tre parrocchie dei Nuovi Territori: San Vincenzo a Wong Tai Sin dal 1978 al 1987; Santo Stefano a Kwai Fong dal 1987 al 1990; ed infine San Giovanni Evangelista a Sek Lei.
P. Adelio era convinto che il prete deve essere innanzitutto pastore, ed agire a partire da una comunità concreta, cioè della parrocchia. Anche in questo P. Adelio testimoniava l’equilibrio e la ricchezza della sua persona: era certamente innovativo e a favore del rinnovamento della presenza missionaria, ma anche radicato nella tradizione missionaria del Pime, quella cioè di fondare chiese davvero locali e mature.
P. Adelio amava la chiesa, anche la chiesa istituzionale, e le sue tradizioni. La fede cattolica gli era incollata addosso come qualcosa di naturale, di spontaneo e di amato. Come molti di noi, Adelio ha certamente assorbito tutto questo fin da bambino, nella sua famiglia (affezionatissimo ai genitori e alle due sorelle); da ragazzo nel seminario diocesano milanese; e poi nel seminario teologico del Pime. Raccontava le avventure degli anni di seminario con grande allegria e senza recriminazioni: per lui erano state esperienze formative positive.
P. Adelio era un uomo che, con la sua personalità travolgente e la sua generosità coinvolgente, lasciava ovunque una profonda traccia di se. E poi amava curare i rapporti con le persone a lui care, costruendo così una vastissima rete di belle amicizie.
Questa sua capacità di ‘fare comunità’ è particolarmente visibile nella ‘grande famiglia’ che Adelio ha costruito a Hong Kong attraverso l’accoglienza in casa di otto bambini e ragazzi in difficoltà o senza famiglia. P. Adelio si è speso per loro con grande generosità: li ha seguiti ed educati, fatti studiare ed inseriti, con successo, nella società. Sembrava che non volesse morire senza prima vedere la sua opera completata, con il matrimonio di Raymond, l’ultimo dei suoi figli ‘adottivi’. Per loro P. Adelio è stato il papà, e per i loro figli è stato il nonno: li ha molto amati, e godeva vederli riuniti settimanalmente presso la sua residenza parrocchiale, o celebrare insieme il capodanno e le altre feste tradizionali del calendario cinese. È stato un affetto ricambiato totalmente: se ne è avuto una commovente testimonianza con il supporto ricevuto da Adelio negli anni della malattia, e soprattutto nelle lunghe e numerose degenze all’ospedale, dove i ‘suoi figli’, in particolare Margaret, ‘la figlia maggiore’, lo hanno assistito in continuazione, con amore e dedizione davvero filiale. I confratelli del Pime, che pure lo hanno spesso visitato all’ospedale, sono riconoscenti ai ‘suoi familiari’ per il bene da loro voluto al P. Adelio.
P. Adelio ha vissuto la grave e rara malattia, il morbo di Waldenstrom, con una serenità che non poteva che venire dalla fede. Consapevole dell’ora che si avvicinava, non ha fatto drammi o scene: fino alla fine si interessava degli altri più che di se stesso. È sempre stato presente, finché ce l’ha fatta, in parrocchia, alle attività della diocesi e alla vita del Pime. Poi si è affidato al Signore, dandoci una testimonianza di offerta di sé alla volontà di Dio che ci ha non solo edificato, ma anche, in un certo senso, persino sorpreso. È morto il 7 luglio 2006, alle 4:10, assistito dai ‘suoi figli’ e dal nostro superiore, P. Dino Doimo. Nelle ore precedenti fu vegliato, insieme a numerosi confratelli, anche dal vicario generale Dominic Chan, dal vescovo John Tong e dal cardinale Joseph Zen che, nonostante lo stato di incoscienza, gli continuava a parlare, a lungo e con affetto, in italiano.
L’ultima volta che l’ho visto, il 28 giugno scorso, accompagnavo da lui P. Franco Mella, il quale era di ritorno dalla Cina e in partenza per l’Italia. Adelio e Franco, pur tanto diversi, erano molto amici e compagni di ‘tante battaglie’. Quando entrò Franco, che non vedeva da molti mesi, Adelio fece un sorriso bellissimo, e gli chiese, se pur a fatica, circa le sue ultime ‘proteste’. Ma in quella visita le cose non dette prevalevano su quelle dette: ciascuno di loro sapeva che sarebbe stato il loro ultimo incontro. Prima di lasciarlo andare, Adelio chiese a Franco: preghiamo insieme. Dicemmo il Padre Nostro e l’Ave Maria. Adelio chiese ancora: dammi la benedizione. E Franco: no, dacci tu la tua benedizione. E Adelio ci benedisse, con voce debole ma chiara, accompagnata dal gesto della mano. Fu un momento non solo di grande commozione, ma anche uno di quegli istanti di forte intensità umana e spirituale che non si scordano più.
Addio Adelio, grazie anche a Te per le cose buone che Dio ha operato attraverso di Te.

Gianni Criveller, Hong Kong, 8 luglio 2006.

mercoledì, luglio 05, 2006

05.07.06 Nono Anniversario di ordinazione presbiterale

Ringrazio il Signore per avermi voluto prete e prete missionario. Oggi nel nono anniversario di ordinazione sacerdotale ho festeggiato con semplicita' con le suore di madre Teresa di Calcutta. Ho celebrato il tutto nell'Eucaristia e dopo, ricevendo questa ghirlanda e con un bel bicchiere d'acqua, preziosa in questo periodo di forte caldo.
Eccovi alcune foto. Chiedo scusa per la qualita' delle stesse.




Quando penso al 5 luglio 1997, ricordo il grande dono del Signore, ma ricordo anche tutti coloro che erano presenti e per il quali sono stato ordinato prete. Tra tutti ricordo padre Mariano Magrassi, amato padre, fratello e amico. Continuo a confidare nel dono della vostra preghiera.

giovedì, giugno 08, 2006

08.06.06 Cardinale Zen Ze-Kiun: “Morirò romano anche se sono cinese” Presa di possesso del Titolo della parrocchia di Santa Maria Madre del Redentore

Cardinale Zen Ze-Kiun: “Morirò romano anche se sono cinese” Presa di possesso del Titolo della parrocchia di Santa Maria Madre del Redentore ROMA, mercoledì, 7 giugno 2006 (ZENIT.org).-

Il Cardinale Zen Ze-Kiun ha presieduto il 31 maggio scorso a Tor Bella Monaca la solenne Concelebrazione Eucaristica con cui ha preso possesso del Titolo di S. M. Madre del Redentore dicendo: “Sono felice di venire a prendere il Titolo, è una bella tradizione, mi dà la cittadinanza romana. Morirò romano anche se sono cinese”. Il Cardinale è stato accolto dal parroco, don Riccardo Viel, che gli ha portato il crocifisso per il bacio e la venerazione; quindi ha dato il via alla Concelebrazione. Moltissimi i fedeli della comunità di Tor Bella Monaca, in rappresentanza di tutte le componenti pastorali attive sul territorio, che hanno gremito la chiesa parrocchiale.Nell’omelia, il porporato ha voluto sottolineare “la profonda comunione che c’è tra lui, e con lui il suo popolo, e la Chiesa. Il Papa a me non dice niente su ciò che devo fare, ma a voi dice di accettarmi: è vantaggioso per me! Io mi offro a voi, e con me il mio popolo cinese”. Commentando brevemente gli ultimi episodi che sono avvenuti in Cina ha quindi affermato: “Il nostro popolo ha il senso della fede, rimaniamo fedeli a Roma, sono pochi coloro che ci hanno lasciato, perché sono confusi”. Il Cardinale Joseph Zen Ze-Kiun, Vescovo di Hong Kong, è stato elevato alla porpora Cardinalizia il 24 marzo 2006 da Papa Benedetto XVI. E’ nato nel 1932 a Shanghai, ordinato prete a Hong Kong nel 1961 e fino al 1973 ha insegnato nel Seminario cattolico della ex-colonia inglese. Nel 1978 è stato nominato Superiore Provinciale dei Salesiani per la Cina “esterna” (Hong Kong, Macao e Taiwan). Lascia molto presto l’incarico e dal 1983 fino al 1996 insegna nei vari seminari della chiesa ufficiale e di quella clandestina in diverse zone della Cina. In questi anni farà grande esperienza della realtà di tutte e due le chiese cattoliche cinesi. Nel 1996 viene nominato Vescovo coadiutore di Hong Kong e nel 2002 viene nominato Vescovo della stessa Diocesi. Ricordando quanto siano pochi i cattolici nella sua Diocesi di Hong Kong – circa duecentocinquantamila su sette milioni di abitanti – ha voluto ringraziare Dio per il dono della fede, perché “noi abbiamo ricevuto questa fortuna che è la fede, altri non ce l’hanno, soprattutto in Cina”. “E come Maria – ha poi continuato –, che non ha voluto godere da sola di questa fede, così anche noi dobbiamo condividere questa nostra fortuna della fede”. “Io vengo in mezzo a voi come fratello e insieme condividiamo la gioia di essere Figli di Dio”, ha poi concluso. Il Parroco, don Riccardo Viel, ha espresso il proprio entusiasmo per il profondo legame con il Vescovo di Roma, che ha voluto assegnare un nuovo Cardinale a questa parrocchia. Un Cardinale che conosce le sofferenze, perché si trova a operare in una zona difficile, di frontiera, una realtà che richiama molto quella della parrocchia di S. M. Madre del Redentore. “Siamo qui anche noi a combattere la buona battaglia – ha affermato don Viel –. Non con gli stessi ostacoli e difficoltà che lei deve affrontare ogni giorno, ma con lo stesso entusiasmo e fede. Al suo ritorno dica ai suoi fedeli di Hong Kong che ha trovato altri suoi nuovi e bravi parrocchiani”. In ordine cronologico, ad avere questo Titolo prima del Cardinale Joseph Zen Ze-Kiun, c’è stato solo il Cardinale James Hickey, Arcivescovo di Washington per vent’anni, elevato alla porpora cardinalizia da Giovanni Paolo II il 28 giugno 1988 e defunto nel 2004 all’età di 84 anni.
ZI06060708

venerdì, maggio 26, 2006

26.05.06 E' morto monsignor Li Duan, vescovo di Xi'An

E’ morto monsignor Antonio Li Duan, il Vescovo cinese fedele al PapaROMA, giovedì, 25 maggio 2006.

L'avevo conosciuto nel dicembre 2001. Uomo davvero santo. Grazie a lui per la prima volta ho potuto concelebrare nella sua cattedrale la santa messa, la prima volta in Cina. Adesso preghera' dal cielo per la sua Chiesa e per la Cina tutta. Qua sotto e' ritratto con padre Mario Marazzi.


- E’ morto questo mercoledì monsignor Antonio Li Du’an, dal 1987 Arcivescovo di Xi’an (Shaanxi), che si trovava già da tempo ricoverato in condizioni critiche presso lo Shaanxi Provincial Cancer Hospital di questa città.E’ quanto riferisce l’agenzia del Pontificio Istituto Missione Estere (PIME), “AsiaNews”, che racconta come il presule mostrasse sempre con orgoglio a chi lo andava a trovare l’anello che Benedetto XVI gli aveva inviato come dono al termine del Sinodo sull’Eucaristia, celebratosi nell’ottobre del 2005.L’ Arcivescovo Xi’an era stato infatti invitato con altri tre presuli cinesi – monsignor Aloysius Jin Luxian, Vescovo di Shanghai, monsignor Giuseppe Wei Jingyi, Vescovo di Qiqihar, e monsignor Luca Li Jingfeng, Vescovo di Fengxiang (Shaanxi) – a prendere parte al Sinodo, ma il governo cinese non aveva mai concesso l’autorizzazione (cfr. ZENIT, 23 ottobre 2005).“A chi lo andava a visitare in ospedale – riferisce l’agenzia – mons. Li Duan, lo mostrava con orgoglio: ‘Questo è il segno della mia comunione col Papa’”. Oltre a diverse personalità cattoliche, anche le autorità civili della provincia di Shaanxi e della città di Xi’an si erano recate nei giorni scorsi presso la struttura sanitaria che ospitava il Vescovo, al quale era stato diagnosticato un tumore al fegato all’inizio del 2004. Al momento della sua morte, ha raccontato ad “AsiaNews” il Vescovo coadiutore monsignor Antonio Dang Mingyan, attorno a lui c’erano, oltre allo stesso monsignor Dang, alcuni sacerdoti e decine di fedeli di Xi’an. “Il Vescovo è morto nella voce della loro preghiera. Era rimasto cosciente fino a poco prima di morire”, ha affermato l’agenzia del PIME.Padre Gianni Criveller, PIME, dell’Holy Spirit Study Centre di Hong Kong, ha spiegato ad “AsiaNews” come la sua linea fosse molto chiara: “la Chiesa cattolica è quella riunita attorno ai Vescovi in comunione con il Papa. Per questo era critico sui tentativi dell’Associazione Patriottica di nominare Vescovi in modo autonomo”. E per la stessa ragione non aveva partecipato alle ordinazioni illecite del 2000 volute dal Governo di Pechino, subendo “per lungo tempo interrogatori, vessazioni, controlli da parte di funzionari del Governo”, mentre “il suo seminario è rimasto penalizzato per anni”. In Cina, infatti, il Governo permette la pratica religiosa solo con personale riconosciuto e in luoghi registrati presso l’Ufficio per gli Affari Religiosi e sotto il controllo dell’“Associazione Patriottica” (AP). Quanti accettano questa struttura formano la Chiesa “ufficiale”, mentre coloro che cercano di sottrarsi al controllo per obbedire direttamente al Papa formano la Chiesa “clandestina”.Padre Peter Barry, esperto dell’Holy Spirit Study Centre di Hong Kong, parlando con “AsiaNews” ha descritto il presule scomparso come “un uomo di grande spiritualità”, che sapeva “affrontare serenamente ogni problema, come quello delle suore di Xi’an, picchiate perché contrarie al sequestro della loro scuola da parte delle autorità”. “Mons. Li, sulla questione dell’esproprio della scuola delle suore e del terreno vicino alla cattedrale, ha preferito ricomprare il terreno dallo Stato, per evitare nuovi problemi alla Chiesa”, ha aggiunto. Monsignor Antonio Li Du'an – la cui nomina era stata approvata dal Vaticano e riconosciuta dal governo di Pechino – è nato a Xi'an il 13 giugno 1927 ed è stato ordinato sacerdote l'11 aprile 1951. Ha trascorso lunghi anni in detenzione, in tre diversi periodi: il primo periodo di carcere, senza condanna, dal 5 ottobre 1954 al 3 giugno 1957; il secondo dall'aprile 1958 all'aprile 1960, con una condanna a tre anni; il terzo periodo dal marzo 1966 al 29 dicembre 1979, con una condanna a 20 anni.Xi'an è tra le otto diocesi della provincia dello Shaanxi, sul cui territorio sorgono un seminario maggiore con 150 seminaristi e uno minore con 50 studenti. I sacerdoti sono 265 e le suore 600, oltre a un centinaio di ragazze in fase di formazione. I luoghi di culto, quasi tutti restaurati o di recente costruzione, sono 400. La diocesi di Xi'an conta quasi 6 milioni di abitanti, di cui 20 mila cattolici, mentre l'intera provincia circa 270 mila.In una intervista pubblicata nel marzo del 2004 da “Mondo e Missione”, il mensile del PIME, monsignor Li Du'an aveva anticipato i problemi circa la nomina dei nuovi Vescovi verificatasi di recente (cfr. ZENIT, 4 maggio 2006) ed ha ribadito che “il Papa è il capo della Chiesa. L’apostolicità della Chiesa consiste nel fatto che la Chiesa discende dagli apostoli, con Pietro a capo. Il Papa ha il diritto di governo e di supervisione su tutta la Chiesa, un diritto che include l'elezione dei Vescovi”. “Nelle attuali circostanze – aveva precisato il Vescovo di Xi’an – non possiamo procedere alla consacrazione di un nuovo Vescovo senza l'approvazione del governo. Se il governo non si oppone al nostro candidato, noi lo presentiamo alla Santa Sede per l'approvazione. In caso di mancata approvazione da parte del Papa, noi non procederemo alla consacrazione”. A suo avviso, “bisogna assolutamente salvaguardare il ruolo della gerarchia, che è stata voluta da Gesù stesso. Il potere dei Vescovi, successori degli apostoli, è vero potere di governo. Certamente ogni Vescovo ha i suoi limiti, e deve guidare la Chiesa come un servo. Ma il suo potere è autentico, non può essere ridotto a un simbolo”.Circa l'Associazione Patriottica, il Vescovo di Xi’an aveva spiegato che “se la sua funzione si configurasse come associazione di fedeli, non ci sarebbero problemi”, mentre “non può stare sopra la Chiesa”, ma “deve essere interna alla Chiesa e sotto il Vescovo”.I funerali del Vescovo – rivela “AsiaNews” – sono fissati per il 31 maggio prossimo, nella parrocchia di Gongyi (Lintong), dove monsignor Li Du’an è stato parroco dal 1980 al 1987, subito dopo la liberazione dal lager e prima della consacrazione episcopale. Successivamente, sarà seppellito in questa stessa chiesa.La sua salma rimarrà esposta nella Cattedrale di Xi’an per 3 giorni, mentre verranno celebrate messe e veglie di preghiera presiedute dal successore di monsignor Li Du’an, il Vescovo coadiutore monsignor Dang Mingyan.
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martedì, maggio 23, 2006

23.05.06 Michele, ma che fine hai fatto?

Michele, ma che fine hai fatto?

Questa e' la domanda che alcuni di voi mi hanno rivolto o si sono chiesti. In questo ultimo periodo ho avuto tantissime cose da fare. E purtroppo, mi e' mancato il tempo per aggiornavi.
La prima cosa che voglio comunicarvi e' che ho iniziato ad insegnare ad una classe di catecumenato. Forse alcuni di voi non sanno cosa sia il catecumenato. Esso e' essenzialmente un periodo di tempo durante il quale coloro che non sono cristiani, attraverso la catechesi e la liturgia celebrata, vengono a conoscenza di Gesu' e si preparano a diventare cristiani. Il giorno 11 maggio un gruppo di 16 persone tra giovani ed adulti, hanno iniziato questo periodo che li portera', se essi vorranno e se Dio vorra', a diventare nostri fratelli e sorelle, e quindi Figli e Figlie di Dio nella notte di Pasqua dell'anno 2008. E' una esperienza davvero bella e significativa per la chiesa tutta, e piu' particolarmente per noi missionari. Durante queste catechesi settimali di un'ora e mezza, io con altri 2 catechisti della parrocchia dove opero, ci incontriamo con i catecumeni ed insegnamo loro a conoscere Dio.
Nel primo incontro, ci siamo presentati ed io ho presentato loro il significato e le tappe del catecumenato. Ho insegnato loro a fare il segno di croce.
Nel secondo incontro poi, ho spiegato loro il significato del segno di croce e ho chiesto loro di comunicare a tutti la loro esperienza di fede (se vengono da altre religioni, se in famiglia ci sono dei cristiani, o se nella scuola o nell'ambiente lavorativo hanno mai avuto contatto con dei cristiani). Dopo tutto cio' ho chiesto loro di spiegarci le ragioni per cui hanno scelto di far parte di questo gruppo di catecumenato, ed inoltre ho chiesto di comunicarci cosa si aspettano da questo incontro. Sono state molte le risposte, e soprattutto molto diverse le une dalle altre. E' bello ed interessante come il Signore ha preparato un cammino diverso per ciascuno. Dopo tutto cio', ho iniziato a chiedere loro alcune domande di fede (per esempio, chi e' Dio? dove si trova? perche' bisogna credere in Lui? quando possiamo instaurare un rapporto con Lui? etc. etc.). Il mio obiettivo non era di parlare di tutto cio' ma di suscitare in loro il desiderio della ricerca e quindi, suscitare in loro il desiderio di conoscere una risposta alle loro domande. Proprio partendo da cio', ho spiegato che la sacra scrittura ci aiutera' a trovare molte risposte alle stesse domande che molti anni fa, molte persone, in diversi contesti culturali e sociali si sono gia' poste. Cosi' ho iniziato ad introdurre loro la sacra scrittura.
Giovedi' 25 maggio, riprendendo ancora la sacra scrittura, presentero' loro Abramo come padre dei credenti e come modello dei catecumeni perche' lascia il suo paese e si mette in cammino per Dio, per ascoltarlo, credergli e fidarsi di lui. Vi chiedo di accompagnare questi amici e queste amiche con la vostra preghiera, davvero essenziale.
Vi aggiorno anche su altre situazioni. In parrocchia, padre Antonio Formenti, uno dei viceparroci e' in ospedale. La sua avanzata eta' (84 anni) e le sue precarie situazioni di salute gli hanno richiesto di andare in ospedale. A motivo di cio', e' aumentato anche il mio lavoro. La messa delle 6.45 che lui celebrava ogni giorno in chiesa in lingua inglese, adesso tocca celebrarla a me, senza poi contare gli altri impegni che stanno per giungere. Ha deciso, infatti, di non ritornare piu' in parrocchia ma di andare in una casa di riposo.
Con gli studenti delle scuole superiori della parrocchia sono continutati i vari incontri, e specialmente le messe mensili. Mentre con gli studenti universitari, tutto si e' arrestato a motivo degli esami finali di quest'anno. Ma ormai fervono i preparativi per le attivita' estive. Il 10 e 11 maggio guidero' un ritiro con gli studenti cattolici della Chinese University sul tema della fede. In agosto poi, andro' a Taiwan per 6 giorni e poi solo dopo 2 giorni, ripartiro' ancora per andare in India per partecipare ad un altro incontro di giovani universitari asiatici che durera' 10 giorni. VI terro' informati.
Con alcuni giovani della parrocchia, abbiamo iniziato a fare la catechesi bibblica sul vangelo di Marco, ogni primo e terzo sabato del mese. Anche questa e' una grande bella occasione per annunciare il vangelo di Gesu'.
Cari amici, continuate a pregare anche per la Chiesa di Cina. Vi abbraccio.

venerdì, maggio 05, 2006

05.05.06 Risposta a Gaetanino riguardo la situazione attuale delle ordinazioni in Cina

Carissimo Don, ho avuto la notizia dalla newsletter del "Vatican Information Service", e non appena letta, mi sono precipitato qui per vedere se ci fossero delle reazioni a caldo direttamente dal territorio. Ed infatti, già ieri, avevi postato la notizia.Ti chiedo di chiarirmi le idee, perché ci sono alcuni aspetti un po' oscuri.Credo che il problema si ponga a livello canonico, più che teologico. Da quest'ultimo punto di vista, mi sembra che applicando il criterio "Dove abbonda la colpa, sovrabbonda la grazia", anche un'ordinazione episcopale senza il consenso della Santa Sede sia in credo di attribuire al candidato la pienezza del sacramento dell'ordine, nel senso che elemento del sacramento non è il placet "amministrativo" della Santa Sede. Dunque, se così è, il sacramento è validamente amministrativo.Il problema, dunque, si porrebbe a livello canonico, nel senso che con ordinazioni non autorizzate si porrebbe in discussione il primato petrino "Conferma i tuoi fratelli", e si correrebbe il rischio della costruzione di una chiesa parallela, non vincolata a Roma: fondamentalmente uno scisma.Indubbiamente tale pericolo minaccia seriamente l'universalità della Chiesa di Cristo, ma più che ricorrere ad una scomunica "latae sententiae" (che a mio parere, è più che doverosa), si dovrebbe cercare di agire al livello dei fedeli, per far comprendere la mancanza di comunione con la sede di Pietro, che non è un problema di "potere", ma di rispetto del dettato evangelico, ed in fin dei conti, di riconduzione al cristianesimo. Bisognerebbe far comprendere che l'operazione di Pechino è finalizzata a costruire una nuova religione, che si limita a scimmiottare il cattolicesimo, prendendone alcuni elementi, ma che con esso non ha punti di contatto. Da qui, però, mi è difficile comprendere effettivamente la portata del problema (anche se, scrivendo queste righe, mi sono reso conto che l'ordinazione non autorizzata pone anche problemi teologici), per cui Ti chiederei, gentilmente, di darmi delucidazioni, per rendermi più chiare le idee.
Un caro saluto,

Gaetanino

Carissimo Gaetanino,
ho preferito riportare in questo nuovo post la tua risposta al messaggio che ho postato ieri riguardo la dichiarazione del direttore della sala stampa della Santa Sede.
I problemi sono almeno 2.

Il primo riguarda il fatto che le ultime ordinazioni episcopali sono accadute senza il permesso del Papa. Questo nella chiesa cattolica romana e' una grave colpa. La chiesa cosi' come non interferisce nel potere politico (non nomina primi ministri, re, presidenti, ecc. ecc.) cosi' non puo' ammettere che il potere politico interferisca all'interno della chiesa stessa, nominando i successori degli apostoli che insieme con il Papa hanno ricevuto il compito di governare la sposa di Cristo. La scomunica Latae Sententiae in cui sono incorsi non solo i 2 vescovi ordinati ma anche i vescovi che li consacravano, vuole dimostrare pubblicamente che se uno si lascia ordinare vescovo oppure ne consacra un altro senza il permesso del Papa, di fatto e' gia fuori della Chiesa, perche' non agisce in comunione con essa, ma senza di essa. Anche qualora, cosa avvenuta in questi casi cinesi, si dovesse giustificare l'operato con il fatto che bisognava provvedere il pastore alle chiese ormai prive, con una sorte di elezione democratica, anche in questo caso si vive fuori della Chiesa, e quindi la scomunica ha senso veramente pieno.
Il caso concreto della Cina e' il fatto che la chiesa cattolica romana che e' in Cina e' controllata dall'Associazione Patriottica del Governo, che e' una sorta di Vaticano laico, che governa concretamente tutta la chiesa. I vescovi, purtroppo, non hanno nessun potere in Cina, nemmeno quello spirituale, oserei dire, visto che in Cina, non e' ammesso nessun altro al comando se non il partito. Esso controlla tutto e tutti. Immaginiamo se possa poi, non controllare anche la Chiesa Cattolica. Controlla tutto e tutti.
In questo caso, la nomina dei vescovi viene decisa dall'associazione patriottica il cui vice-presidente si crede di essere il Papa cinese in Cina. Questo signore, perche' e' un laico, per fortuna cattolico, cosa che nelle varie associazioni patriottiche locali non sempre avviene (a capo ci sono anche dei non-cattolici), questo signore ha attualmente un grande potere in Cina e se la Cina dovesse stabilire rapporti diplomatici con il Vaticano, perderebbe tutti i poteri, di cui quello piu' importante di nominare i vescovi.
Il Secondo problema in questo caso cinese e' che attraverso queste ordinazioni episcopali, e' ancora mancato il rispetto del diritto alla liberta' religiosa. Per ordinare un vescovo e' necessario che ci sia un altro vescovo. Ma tutti i vescovi sanno che per ordinarne un altro e' necessario avere il mandato del Papa. Nessuno quindi, o quasi nessuno, sarebbe disposto ad ordinarne un altro senza questo mandato. La stessa cosa vale per coloro che devono essere ordinati vescovi. Se infatti, un vescovo si fa ordinare senza il mandato del Papa, trovera' un sacco di problemi, perche' i fedeli lo boicotteranno, non parteciperanno alle sue funzioni, i preti non lo riconoscono loro legittimo pastore. Allora questo vescovo rischia anche una vita davvero dura, perche' riconosciuto dal governo, ma non dalla comunita' ecclesiale. Riceve pressioni dal governo e dai fedeli.
Ora sembra che alcuni vescovi, si siano rifiutati di ordinare questi 2 nuovi. Mentre altri sono stati costretti. Forse anche nel caso degli ordinati c'e' stata un'ordinazione coatta. Questa mancanza di liberta', quindi, e' il vero problema della Cina. La liberta' religiosa esiste, ma e' controllata dal governo. Sei libero di fare quello che vuoi, ma lo devo volere anche io. Altrimenti la tua liberta' va contro il volere del popolo che e' sovrano.
Purtroppo le pressioni sono vere, perche' ci e' giunta voce che anche i fedeli presenti alla cerimonia provenivano da tutta la Cina. Avevano ricevuto ordine che ogni diocesi doveva mandare delegati. Questa e' una vera costrizione. Se rifiuti rischi tu, la tua famiglia e tutto cio' che ti e' piu' caro.
Purtroppo questa e' la Cina. Preghiamo ma facciamo conoscere la verita'. E' un dovere dei cristiani. Facciamoci voce di coloro che non possono parlare.
Ti ringrazio, Gaetanino, per avermi stimolato nello scrivere tutto cio'. Ti abbraccio. A presto.

giovedì, maggio 04, 2006

04.05.06 Dichiarazione della sala stampa del Vaticano circa le ordinazioni episcopali nella Cina continentale

DICHIARAZIONE DEL DIRETTORE DELLA SALA STAMPA DELLA SANTA SEDE, DR. JOAQUÍN NAVARRO-VALLS, CIRCA LE ORDINAZIONI EPISCOPALI NELLA CINA CONTINENTALE
Questa mattina, il Direttore della Sala Stampa della Santa Sede, Dr. Joaquín Navarro-Valls, ha rilasciato ai giornalisti la seguente dichiarazione:


Sono in grado di far conoscere la posizione della Santa Sede circa le ordinazioni episcopali dei sacerdoti Giuseppe Ma Yinglin e Giuseppe Liu Xinhong, che hanno avuto luogo, rispettivamente, domenica, 30 aprile scorso, a Kunming (provincia dello Yunnan) e mercoledì, 3 maggio corrente, a Wuhu (provincia dell’Anhui).
Il Santo Padre ha appreso le notizie con profondo dispiacere, poiché un atto così rilevante per la vita della Chiesa, com'è un'ordinazione episcopale, è stato compiuto in entrambi i casi senza rispettare le esigenze della comunione con il Papa.
Si tratta di una grave ferita all’unità della Chiesa, per la quale, com’è noto, sono previste severe sanzioni canoniche (cfr. canone 1382 del Codice di Diritto Canonico).
Secondo le informazioni ricevute, Vescovi e sacerdoti sono stati sottoposti - da parte di organismi esterni alla Chiesa - a forti pressioni e a minacce, affinché prendessero parte a ordinazioni episcopali che, essendo prive del mandato pontificio, sono illegittime ed, inoltre, contrarie alla loro coscienza. Vari Presuli hanno opposto un rifiuto a simili pressioni, mentre alcuni non hanno potuto fare altro che subirle con grande sofferenza interiore. Episodi di questo genere producono lacerazioni non soltanto nella comunità cattolica ma anche all’interno stesso delle coscienze.
Si è, quindi, di fronte a una grave violazione della libertà religiosa, nonostante che si sia cercato pretestuosamente di presentare le due ordinazioni episcopali come un atto doveroso per provvedere il Pastore a diocesi vacanti.
La Santa Sede segue con attenzione il travagliato cammino della Chiesa cattolica in Cina e, pur consapevole di alcune peculiarità di tale cammino, pensava e sperava che simili episodi deplorevoli appartenessero ormai al passato.
Essa considera ora suo preciso dovere dare voce alla sofferenza di tutta la Chiesa cattolica, in particolare a quella della comunità cattolica in Cina e specialmente a quella dei Vescovi e dei sacerdoti, che si vedono obbligati contro coscienza a compiere o a partecipare a ordinazioni episcopali, che né i candidati né i Vescovi consacranti vogliono effettuare senza avere ricevuto il mandato pontificio.
Se corrisponde a verità la notizia secondo cui dovrebbero aver luogo altre ordinazioni episcopali secondo le medesime modalità, la Santa Sede ribadisce la necessità del rispetto della libertà della Chiesa e dell'autonomia delle sue istituzioni da qualsiasi ingerenza esterna, e si augura, perciò, vivamente che non vengano ripetuti tali inaccettabili atti di violenta e inammissibile costrizione.
La Santa Sede ha, in varie occasioni, ribadito la propria disponibilità a un dialogo onesto e costruttivo con le competenti Autorità cinesi per trovare soluzioni, che soddisfino le legittime esigenze di entrambe le Parti.
Iniziative come quelle sopra indicate non soltanto non favoriscono tale dialogo, ma creano anzi nuovi ostacoli contro di esso.

[00656-01.01] [Testo originale: Italiano]
[B0228-XX.03]

04.05.06 Ordinato il nuovo vescovo dell’Anhui senza permesso del papa

3 Maggio 2006
CINA – VATICANO
Ordinato il nuovo vescovo dell’Anhui senza permesso del papa
Ieri il Vaticano ha inviato un messaggio al candidato chiedendogli di fermarsi.
Roma (AsiaNews) – “É un grande dolore vedere una simile offesa fatta al Santo Padre”: così ha commentato un cattolico cinese di Bengbu dopo l’ordinazione illegale del nuovo vescovo della diocesi dell’Anhui. Liu Xinhong, sacerdote della regione, è stato ordinato vescovo nella Chiesa di Wuhu senza l’approvazione della Santa Sede, in una cerimonia che è durata almeno un’ora e mezza. Vescovo ordinante principale è stato mons. Wu Shizhen di Nanchang (Jiangxi). Hanno concelebrato altri 4 vescovi: Giuseppe Li Mingshu di Qingdao; Zhao Fengchang di Linqing e Zhang Xianwang di Jinan; Ma Shuixeng di Zhoucun.
Secondo fonti di AsiaNews, il Vaticano ieri ha fatto un ultimo tentativo di fermare l’ordinazione inviando un messaggio personale al p. Liu chiedendogli di non sottostare alla ordinazione. Questa è la seconda ordinazione illegale che avviene in meno di una settimana, dopo quella avvenuta a Kunming lo scorso 30 aprile. Le due ordinazioni, e quelle – almeno 20 - che verranno nel breve futuro, sono state programmate da Antonio Liu Bainian, vice-presidente dell’Associazione Patriottica, l’organizzazione di controllo della Chiesa che ha come scopo l’edificazione di una chiesa nazionalista e separata da Roma.
Negli ultimi anni Pechino e Roma erano giunti a un accordo di fatto, in cui il Vaticano aveva l’ultima parola sul candidato.
Il card. Joseph Zen di Hong Kong ha dichiarato che l’atteggiamento poco chiaro di Pechino distrugge ogni fiducia” e blocca i primi passi di dialogo fra Cina e Vaticano.
P. Gianni Criveller, missionario PIME ad Hong Kong afferma che “quanto succede in questi giorni è come un film già visto on le ordinazioni illegali nel 2000. Anche allora si discuteva di rapporti diplomatici e anche allora l’AP ha voluto le ordinazioni illegali per rompere ogni segnale di dialogo fra la Cina e la Santa Sede”.
La serie di ordinazioni programmate sono una vera e propria prova di forza dell’AP, che tenta di distruggere l’avvicinamento fra Pechino e Santa Sede. In caso di relazioni diplomatiche, sia il governo che il Vaticano vogliono fare a meno dell’AP. Il governo di Pechino tende a distaccarsi sempre più dalla mentalità stalinista e soffocante dell’AP: in molte regioni la tensione fra i segretari dell’AP e i fedeli, sotterranei e ufficiali, è tale da mettere in crisi il progetto di “società armoniosa” e vicina al popolo che Hu Jintao sta perseguendo.
Da parte vaticana e della Chiesa ufficiale e sotterranea si fa sempre più strada l’idea di accettare l’iscrizione delle comunità e dei vescovi presso l’Ufficio affari religiosi governativo, senza però aderire all’AP, che lavora per una chiesa nazionale e indipendente da Roma.

domenica, aprile 16, 2006

16.04.06 Pasqua del Signore

Con tutta la Chiesa, da un estremo all'altro del mondo anche io proclamo che
IL SIGNORE GESU' E' VERAMENTE RISORTO.

Questa e' la notizia delle notizie, la notizia che cambia la vita dei credenti che sperano di avere parte un giorno alla vita eterna gia' contemplata nel suo Signore.

Oggi ho amministrato il battesimo, la cresima e l'Eucaristia a 5 nuovi nostre sorelle e la cresima ad altri 3 fratelli e sorelle.
Essi si uniscono agli altri 140 fratelli e sorelle della nostra parrocchia che ieri sera, nella veglia pasquale sono stati anche essi incorporati per sempre in Cristo.

Grazie Signore, perche' dalla tua morte in croce, hai dato la vita a tutti questi fratelli e sorelle che sono rinati alla vita eterna, la vita del tuo Figlio.
Se il seme caduto in terra non muore, non produce frutto.
Dalla tua morte in croce, la vita e' sgorgata in abbondanza per tutti.
GRAZIE

giovedì, aprile 13, 2006

13.04.06 Giovedi' Santo - Omelia di Papa Benedetto XVI durante la messa crismale

Oggi, giovedi' santo, la chiesa ricorda l'istituzione del sacramento dell'Eucaristia, del Sacerdozio e dell'amore vicendevole. E' la festa di tutti noi preti, consacrati con l'olio il cui nome ci riporta al nome di Gesu', il Crisma. Pregate per noi perche' possiamo essere fedeli dispensatori dei doni di Dio.

Penso di fare cosa utile a pubblicare l'omelia che questa mattina Papa Benedetto XVI ha tenuto durante la messa crismale.
Il Giovedì Santo è il giorno in cui il Signore diede ai Dodici il compito sacerdotale di celebrare, nel pane e nel vino, il Sacramento del suo Corpo e del suo Sangue fino al suo ritorno. Al posto dell'agnello pasquale e di tutti i sacrifici dell'Antica Alleanza subentra il dono del suo Corpo e del suo Sangue, il dono di se stesso. Così il nuovo culto si fonda nel fatto che, prima di tutto, Dio fa un dono a noi, e noi, colmati da questo dono, diventiamo suoi: la creazione torna al Creatore. Così anche il sacerdozio è diventato una cosa nuova: non è più questione di discendenza, ma è un trovarsi nel mistero di Gesù Cristo. Egli è sempre Colui che dona e ci attira in alto verso di sé. Soltanto Lui può dire: "Questo è il mio Corpo – questo è il mio Sangue". Il mistero del sacerdozio della Chiesa sta nel fatto che noi, miseri esseri umani, in virtù del Sacramento possiamo parlare con il suo Io: in persona Christi. Egli vuole esercitare il suo sacerdozio per nostro tramite. Questo mistero commovente, che in ogni celebrazione del Sacramento ci tocca di nuovo, noi lo ricordiamo in modo particolare nel Giovedì Santo. Perché il quotidiano non sciupi ciò che è grande e misterioso, abbiamo bisogno di un simile ricordo specifico, abbiamo bisogno del ritorno a quell'ora in cui Egli ha posto le sue mani su di noi e ci ha fatti partecipi di questo mistero.
Riflettiamo perciò nuovamente sui segni nei quali il Sacramento ci è stato donato. Al centro c'è il gesto antichissimo dell'imposizione delle mani, col quale Egli ha preso possesso di me dicendomi: "Tu mi appartieni". Ma con ciò ha anche detto: "Tu stai sotto la protezione delle mie mani. Tu stai sotto la protezione del mio cuore. Tu sei custodito nel cavo delle mie mani e proprio così ti trovi nella vastità del mio amore. Rimani nello spazio delle mie mani e dammi le tue".
Ricordiamo poi che le nostre mani sono state unte con l'olio che è il segno dello Spirito Santo e della sua forza. Perché proprio le mani? La mano dell'uomo è lo strumento del suo agire, è il simbolo della sua capacità di affrontare il mondo, appunto di "prenderlo in mano". Il Signore ci ha imposto le mani e vuole ora le nostre mani affinché, nel mondo, diventino le sue. Vuole che non siano più strumenti per prendere le cose, gli uomini, il mondo per noi, per ridurlo in nostro possesso, ma che invece trasmettano il suo tocco divino, ponendosi a servizio del suo amore. Vuole che siano strumenti del servire e quindi espressione della missione dell'intera persona che si fa garante di Lui e lo porta agli uomini. Se le mani dell'uomo rappresentano simbolicamente le sue facoltà e, generalmente, la tecnica come potere di disporre del mondo, allora le mani unte devono essere un segno della sua capacità di donare, della creatività nel plasmare il mondo con l'amore – e per questo, senz'altro, abbiamo bisogno dello Spirito Santo. Nell'Antico Testamento l'unzione è segno dell'assunzione in servizio: il re, il profeta, il sacerdote fa e dona più di quello che deriva da lui stesso. In un certo qual modo è espropriato di sé in funzione di un servizio, nel quale si mette a disposizione di uno più grande di lui. Se Gesù si presenta oggi nel Vangelo come l'Unto di Dio, allora questo vuol proprio dire che Egli agisce per missione del Padre e nell'unità con lo Spirito Santo e che, in questo modo, dona al mondo una nuova regalità, un nuovo sacerdozio, un nuovo modo d'essere profeta, che non cerca se stesso, ma vive per Colui, in vista del quale il mondo è stato creato. Mettiamo le nostre mani oggi nuovamente a sua disposizione e preghiamolo di prenderci sempre di nuovo per mano e di guidarci.
Nel gesto sacramentale dell'imposizione delle mani da parte del Vescovo è stato il Signore stesso ad imporci le mani. Questo segno sacramentale riassume un intero percorso esistenziale. Una volta, come i primi discepoli, abbiamo incontrato il Signore e sentito la sua parola: "Seguimi!" Forse inizialmente lo abbiamo seguito in modo un po' malsicuro, volgendoci indietro e chiedendoci se la strada fosse veramente la nostra. E in qualche punto del cammino abbiamo forse fatto l'esperienza di Pietro dopo la pesca miracolosa, siamo cioè rimasti spaventati per la sua grandezza, la grandezza del compito e per l'insufficienza della nostra povera persona, così da volerci tirare indietro: "Signore, allontanati da me che sono un peccatore!" (Lc 5, 8) Ma poi Egli, con grande bontà, ci ha preso per mano, ci ha tratti a sé e ci ha detto: "Non temere! Io sono con te. Non ti lascio, tu non lasciare me!" E più di una volta ad ognuno di noi è forse accaduta la stessa cosa che a Pietro quando, camminando sulle acque incontro al Signore, improvvisamente si è accorto che l'acqua non lo sosteneva e che stava per affondare. E come Pietro abbiamo gridato: "Signore, salvami!" (Mt, 14, 30). Vedendo tutto l'infuriare degli elementi, come potevamo passare le acque rumoreggianti e spumeggianti del secolo scorso e dello scorso millennio? Ma allora abbiamo guardato verso di Lui … ed Egli ci ha afferrati per la mano e ci ha dato un nuovo "peso specifico": la leggerezza che deriva dalla fede e che ci attrae verso l'alto. E poi ci dà la mano che sostiene e porta. Egli ci sostiene. Fissiamo sempre di nuovo il nostro sguardo su di Lui e stendiamo le mani verso di Lui. Lasciamo che la sua mano ci prenda, e allora non affonderemo, ma serviremo la vita che è più forte della morte, e l'amore che è più forte dell'odio. La fede in Gesù, Figlio del Dio vivente, è il mezzo grazie al quale sempre di nuovo afferriamo la mano di Gesù e mediante il quale Egli prende le nostre mani e ci guida. Una mia preghiera preferita è la domanda che la liturgia ci mette sulle labbra prima della Comunione: "…non permettere che sia mai separato da te". Chiediamo di non cadere mai fuori della comunione col suo Corpo, con Cristo stesso, di non cadere mai fuori del mistero eucaristico. Chiediamo che Egli non lasci mai la nostra mano…
Il Signore ha posto la sua mano su di noi. Il significato di tale gesto lo ha espresso nelle parole: "Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il padrone; ma vi ho chiamati amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre l'ho fatto conoscere a voi" (Gv 15, 15). Non vi chiamo più servi, ma amici: in queste parole si potrebbe addirittura vedere l'istituzione del sacerdozio. Il Signore ci rende suoi amici: ci affida tutto; ci affida se stesso, così che possiamo parlare con il suo Io – in persona Christi capitis. Che fiducia! Egli si è davvero consegnato nelle nostre mani. I segni essenziali dell'Ordinazione sacerdotale sono in fondo tutti manifestazioni di quella parola: l'imposizione delle mani; la consegna del libro – della sua parola che Egli affida a noi; la consegna del calice col quale ci trasmette il suo mistero più profondo e personale. Di tutto ciò fa parte anche il potere di assolvere: Ci fa partecipare anche alla sua consapevolezza riguardo alla miseria del peccato e a tutta l'oscurità del mondo e ci dà la chiave nelle mani per riaprire la porta verso la casa del Padre. Non vi chiamo più servi ma amici. È questo il significato profondo dell'essere sacerdote: diventare amico di Gesù Cristo. Per questa amicizia dobbiamo impegnarci ogni giorno di nuovo. Amicizia significa comunanza nel pensare e nel volere. In questa comunione di pensiero con Gesù dobbiamo esercitarci, ci dice san Paolo nella Lettera ai Filippesi (cfr 2, 2-5). E questa comunione di pensiero non è una cosa solamente intellettuale, ma è comunanza dei sentimenti e del volere e quindi anche dell'agire. Ciò significa che dobbiamo conoscere Gesù in modo sempre più personale, ascoltandolo, vivendo insieme con Lui, trattenendoci presso di Lui. Ascoltarlo – nella lectio divina, cioè leggendo la Sacra Scrittura in un modo non accademico, ma spirituale; così impariamo ad incontrare il Gesù presente che ci parla. Dobbiamo ragionare e riflettere sulle sue parole e sul suo agire davanti a Lui e con Lui. La lettura della Sacra Scrittura è preghiera, deve essere preghiera – deve emergere dalla preghiera e condurre alla preghiera. Gli evangelisti ci dicono che il Signore ripetutamente – per notti intere – si ritirava "sul monte" per pregare da solo. Di questo "monte" abbiamo bisogno anche noi: è l'altura interiore che dobbiamo scalare, il monte della preghiera. Solo così si sviluppa l'amicizia. Solo così possiamo svolgere il nostro servizio sacerdotale, solo così possiamo portare Cristo e il suo Vangelo agli uomini. Il semplice attivismo può essere persino eroico. Ma l'agire esterno, in fin dei conti, resta senza frutto e perde efficacia, se non nasce dalla profonda intima comunione con Cristo. Il tempo che impegniamo per questo è davvero tempo di attività pastorale, di un'attività autenticamente pastorale. Il sacerdote deve essere soprattutto un uomo di preghiera. Il mondo nel suo attivismo frenetico perde spesso l'orientamento. Il suo agire e le sue capacità diventano distruttive, se vengono meno le forze della preghiera, dalle quali scaturiscono le acque della vita capaci di fecondare la terra arida.
Non vi chiamo più servi, ma amici. Il nucleo del sacerdozio è l'essere amici di Gesù Cristo. Solo così possiamo parlare veramente in persona Christi, anche se la nostra interiore lontananza da Cristo non può compromettere la validità del Sacramento. Essere amico di Gesù, essere sacerdote significa essere uomo di preghiera. Così lo riconosciamo e usciamo dall'ignoranza dei semplici servi. Così impariamo a vivere, a soffrire e ad agire con Lui e per Lui. L'amicizia con Gesù è per antonomasia sempre amicizia con i suoi. Possiamo essere amici di Gesù soltanto nella comunione con il Cristo intero, con il capo e il corpo; nella vite rigogliosa della Chiesa animata dal suo Signore. Solo in essa la Sacra Scrittura è, grazie al Signore, Parola viva ed attuale. Senza il vivente soggetto della Chiesa che abbraccia le età, la Bibbia si frantuma in scritti spesso eterogenei e diventa così un libro del passato. Essa è eloquente nel presente soltanto là dove c'è la "Presenza" – là dove Cristo resta in permanenza contemporaneo a noi: nel corpo della sua Chiesa.
Essere sacerdote significa diventare amico di Gesù Cristo, e questo sempre di più con tutta la nostra esistenza. Il mondo ha bisogno di Dio – non di un qualsiasi dio, ma del Dio di Gesù Cristo, del Dio che si è fatto carne e sangue, che ci ha amati fino a morire per noi, che è risorto e ha creato in se stesso uno spazio per l'uomo. Questo Dio deve vivere in noi e noi in Lui. È questa la nostra chiamata sacerdotale: solo così il nostro agire da sacerdoti può portare frutti. Vorrei concludere questa omelia con una parola di Andrea Santoro, di quel sacerdote della Diocesi di Roma che è stato assassinato a Trebisonda mentre pregava; il Cardinale Cè l'ha comunicata a noi durante i nostri Esercizi spirituali. La parola dice: "Sono qui per abitare in mezzo a questa gente e permettere a Gesù di farlo prestandogli la mia carne… Si diventa capaci di salvezza solo offrendo la propria carne. Il male del mondo va portato e il dolore va condiviso, assorbendolo nella propria carne fino in fondo come ha fatto Gesù". Gesù ha assunto la nostra carne. Diamogli noi la nostra, in questo modo Egli può venire nel mondo e trasformarlo. Amen!
[00546-01.02]
[Testo originale: Italiano]

sabato, aprile 08, 2006

08.04.06 La settimana santa

La settimana santa e' alle porte. La santita' di questa settimana ci guida a contemplare il tre volte santo, il nostro Dio che per renderci santi ha inviato il suo Figlio Gesu' a sacrificarsi per noi e morire per noi. In questa settimana contempliamo il volto misericordioso del Padre nel volto sofferente del Figlio.

Nella nostra parrocchia grazie alla morte di Gesu' e alla sua risurrezione 140 nuovi membri della comunita' cinese entreranno a far parte della famiglia di Dio e nella notte di Pasqua riceveranno i sacramenti dell'iniziazione cristiana (battesimo, confermazione e eucaristia). Per noi tutti e' un momento di grande ed immensa gioia. Davvero il seme gettato in terra, solo se muore porta frutto. Questo e' uno dei tanti frutti che la morte del Signore porta. Ad essi si uniranno altre 5 persone della comunita' inglese che insieme ad una trentina riceveranno anche il sacramento della confermazione. Questa quindi e' davvero una settimana santa. Assisteremo ancora una volta ai miracoli che solo il Signore sa compiere. Vi invito ad accompagnare questi nostri futuri fratelli e sorelle con la preghiera, l'unica che riesce a giungere direttamente al cuore di Dio.
Imitiamo dunque le folle del vangelo che accolsero il Re dei Re con esultanza e fervore chiedendo al Signore di poter esultare sempre per la sua venuta in mezzo al suo popolo. Auguro a tutti una settimana santa. Buone Palme!!!

mercoledì, marzo 29, 2006

29.03.06 Gli studenti della scuola superiore La Salle

Ieri 28 marzo sono andato insieme con altri preti nella scuola superiore La Salle. E' una scuola maschile con 1.700 studenti di cui solo 340 sono cattolici. Prima della Pasqua, organizzano una liturgia penitenziale cosi' che gli studenti possano confessarsi. Voi vi chiederete: ma perche' non vanno in parrocchia? Questa si' che e' una bella domanda. La mia risposta invece, e' che essendo questa una scuola cattolica tenuta dai Fratelli delle Scuole Cristiani (istituto religioso laicale fondato da san Giovanni Battista de La Salle) la scuola quindi, promuove attivita' religiose per una formazione completa. Si spera, comunque che gli studenti vadano poi nelle loro parrocchie per la celebrazione del sacramento della penitenza.

Dopo la celebrazione delle confessioni (ervamo una decinadi preti), ho incontrato il preside della scuola Paul Lau e l'incaricato della pastorale cattolica, che e' una specie di educatore, l'operatore pastorale, Francis Tze. Hanno voluto incontrarmi perche' dal mese prossimo dovro' occuparmi anche io della pastorale in questa scuola. Oltre alla messa mensile che si celebra in inglese, essendo questa una scuola nella quale si usa l'inglese come lingua di insegnamento, eccetto per la lingua cinese, dovrei occuparmi anche dei ritiri annuali che in ogni classe gli studenti cattolici fanno. Oltre a questo, c'e' poi il contatto con gli studenti e con gli insegnanti (una quarantina su meno di ottanta sono cattolici). Questo significa che nella scuola c'e' la societa' cattolica organizzata in gruppo con varie attivita' ma soprattutto con molti studenti. In questa scuola dovro' dare una mano anche per il catecumenato. Come ben sapete, molti giovani si convertono e si fanno cristiani proprio durante il periodo scolastico. In questa scuola c'e' un bel ambiente favorevole all'annuncio del vangelo, grazie proprio all'opera del Fratelli delle Scuole Cristiane. Comunque dipendera' molto dal tempo a disposizione che avro'. Se saro' piu' libero potro' essere piu' presente nella loro scuola, cosi' di essere d'aiuto per i cristiani e magari con loro e grazie a loro, io possa contattare i non cristiani ivi presenti.
Oggi poi, finalmente ho finito di allestire il mio acquario i 75 litri circa, mettendo molti pesci. Poi vi raccontero' dell'acquario nella cultura cinese.
Domani sera 30 marzo, infine, in cattedrale festeggeremo il neo-cardinale, oggi appena ritornato da Roma con un gruppo di 200 pellegrini circa. Presiedera' l'Eucaristia e noi preti concelebreremo con lui. Non vedo l'ora di incontrarlo, di salutarlo e congratularmi con lui.

sabato, marzo 25, 2006

25.03.06 Mons. Lajolo: contatti non ufficiali tra Pechino e Santa Sede

Dalla Radio Vaticana vi segnalo questo articolo:


(25 marzo 2006 - RV) Un gesto di amore per il popolo cinese nella speranza che possano migliorare le relazioni tra Pechino e la Santa Sede: cosi’ l’arcivescovo Giovanni Lajolo, segretario per i Rapporti con gli Stati, intervistato da alcuni mezzi di comunicazione di Hong Kong commenta la scelta di Benedetto XVI di creare cardinale il vescovo di Hong Kong, Zen Ze-kiun. Il Servizio di Alessandro Gisotti.
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La scelta di elevare alla dignità cardinalizia il vescovo di Hong Kong, Zen Ze-kiun, è il “segno dello speciale affetto che Benedetto XVI prova per tutta la popolazione cinese”. E’ quanto sottolineato dall’arcivescovo Giovanni Lajolo, segretario vaticano per il Rapporti con gli Stati in un’intervista alla I-Cable TV di Hong Kong. “Nel creare cardinale il vescovo di Hong Kong – ha aggiunto il presule – il Papa confida che tale gesto verrà compreso correttamente e, in qualche modo, ricambiato”. A proposito dei rapporti tra Pechino e la Santa Sede, mons. Lajolo ha innanzitutto evidenziato che i “cattolici cinesi non si sentono meno cinesi per il fatto di essere cattolici”, anche se ovviamente “non si può essere cattolici se non si è in comunione con il Papa”. Quindi, ha affermato che qualora “potessero essere stabilite relazioni aperte e stabili tra il governo cinese e la Santa Sede, ogni tensione potrebbe essere conseguentemente superata senza ambiguità”. La Santa Sede, ha detto ancora l’arcivescovo Lajolo, “ha sempre espresso con chiarezza cosa chiede e cosa è pronta a concedere”. Come anche “ciò a cui non può rinunciare” per “rimanere fedele a se stessa”. “Secondo la nostra opinione – ha aggiunto – il tempo è maturo”. Le autorità della Repubblica popolare cinese, non possono “ignorare le aspettative della propria popolazione così come i segni dei tempi”. E sullo stesso argomento, l’arcivescovo Lajolo ha concesso anche un’intervista al giornale South China Morning Post di Hong Kong. Il presule ha rivelato “contatti non ufficiali” con il governo di Pechino che, ha detto, mostrano “una attitudine di apertura piuttosto che di chiusura” da parte cinese. Negoziati “con alti e bassi”, ha riconosciuto, ma “che non sembrano essere stati senza frutto”.A proposito di un possibile viaggio in Cina di Benedetto XVI, prima dei Giochi Olimpici del 2008, il presule ha dichiarato che il Papa “sarebbe sicuramente molto felice di visitare” il Paese asiatico. E ciò per “mostrare il suo amore paterno nei confronti di vescovi, sacerdoti e fedeli che hanno testimoniato e continuano a testimoniare una profonda e spesso sofferta fedeltà al Successore di Pietro”. Tuttavia, ha proseguito, “dovranno prima esserci le oggettive necessarie condizioni e un invito da parte del governo” cinese. Tornando sul significato dell’elevazione alla porpora cardinalizia del vescovo di Hong Kong, mons. Lajolo ha ribadito che “la vivacità intellettuale” del nuovo porporato “dovrebbe costituire un esempio per abbattere quei muri di pregiudizio e paura nei confronti della Chiesa cattolica, totalmente ingiustificati, ma ancora presenti in alcuni settori”. Nell’intervista, il presule si è infine soffermato sul tema cruciale della libertà religiosa. “Ci sono – ha constatato – segni contraddittori che arrivano dalla Cina. Abbiamo l’impressione che le massime autorità hanno intenzione di regolarizzare le relazioni, ma a livello intermedio c’è chi rema contro”. La libertà religiosa, ha ribadito, “è un diritto umano fondamentale” e per questo “non può sottostare ad alcuna limitazione” da parte delle autorità politiche.**********

venerdì, marzo 24, 2006

24.03.06 Sua Eminenza Reverendissima Signor Joseph Cardinale Zen Ze-kiun

Sua Eminenza Reverendissima
Signor Joseph Cardinale Zen Ze-kiun,
cardinale del titolo di Santa Maria Madre del Redentore
a Tor Bella Monaca

Grazie santita'.

24.03.06 In attesa della creazione a cardinale di Mons Joseph Zen

La nostra chiesa diocesana, se non forse tutta la chiesa cinese, e' in attesa di assistere alla celebrazione della liturgia della Parola nell quale mons Joseph Zen, vescovo di Hong Kong sara' creato cardinale. Mancano pochi minuti, ma sembrano una eternita'. Sono immensamente felice e trepidante per cosi' tanta benevolenza da parte del Papa Benedetto XVI verso la nostra diocesi, verso la chiesa cinese e verso il nostro caro vescovo Giuseppe. Signore Gesu' accompagna il neo-cardinale nel suo cammino verso la santita'.

martedì, febbraio 28, 2006

28.02.06 Inizio della quaresima

Domani 1 marzo, inizia la quaresima, un tempo importantissimo in territorio di missione perche' i catecumeni si preparano a diventare cristiani. Nella nostra parrocchia saranno piu' di 100 a diventare nostri fratelli e nostre sorelle nella notte di Pasqua. Questo periodo quindi, e' il tempo favorevole per loro per spalancare il loro cuore a Gesu'.
Per noi invece che siamo stati gia' battezzati, la quaresima non e', come ci dice il testo conciliare sulla liturgia "Sacrosantum Concilium", tempo della croce di Cristo, ma tempo di ritorno a Dio e di riscoperta del nostro Battesimo, come tempo e luogo in cui la morte e la risurrezione di Cristo si sono compiuti nella nostra vita.
Penso di fare cosa gradita, allegarvi il messaggio del papa Benedetto XVI sulla quaresima 2006. Vi puo' servire come meditazione o come lettura spirituale. In questo tempo impariamo ad abbandonare le cattive abitudini di peccato e impariamo a seguire veramente il Signore, con la preghiera, la mortificazione e l'elemosina. BUONA QUARESIMA A TUTTI!!!
MESSAGGIO DI SUA SANTITÀ BENEDETTO XVI
PER LA QUARESIMA 2006

“Gesù, vedendo le folle, ne sentì compassione” (Mt 9, 36)
Carissimi fratelli e sorelle!
La Quaresima è il tempo privilegiato del pellegrinaggio interiore verso Colui che è la fonte della misericordia. È un pellegrinaggio in cui Lui stesso ci accompagna attraverso il deserto della nostra povertà, sostenendoci nel cammino verso la gioia intensa della Pasqua. Anche nella “valle oscura” di cui parla il Salmista (Sal 23,4), mentre il tentatore ci suggerisce di disperarci o di riporre una speranza illusoria nell’opera delle nostre mani, Dio ci custodisce e ci sostiene. Sì, anche oggi il Signore ascolta il grido delle moltitudini affamate di gioia, di pace, di amore. Come in ogni epoca, esse si sentono abbandonate. Eppure, anche nella desolazione della miseria, della solitudine, della violenza e della fame, che colpiscono senza distinzione anziani, adulti e bambini, Dio non permette che il buio dell’orrore spadroneggi. Come infatti ha scritto il mio amato Predecessore Giovanni Paolo II, c’è un “limite divino imposto al male”, ed è la misericordia (Memoria e identità, 29 ss). È in questa prospettiva che ho voluto porre all’inizio di questo Messaggio l’annotazione evangelica secondo cui “Gesù, vedendo le folle, ne sentì compassione” (Mt 9,36). In questa luce vorrei soffermarmi a riflettere su di una questione molto dibattuta tra i nostri contemporanei: la questione dello sviluppo. Anche oggi lo “sguardo” commosso di Cristo non cessa di posarsi sugli uomini e sui popoli. Egli li guarda sapendo che il “progetto” divino ne prevede la chiamata alla salvezza. Gesù conosce le insidie che si oppongono a tale progetto e si commuove per le folle: decide di difenderle dai lupi anche a prezzo della sua vita. Con quello sguardo Gesù abbraccia i singoli e le moltitudini e tutti consegna al Padre, offrendo se stesso in sacrificio di espiazione.
Illuminata da questa verità pasquale, la Chiesa sa che, per promuovere un pieno sviluppo, è necessario che il nostro “sguardo” sull’uomo si misuri su quello di Cristo. Infatti, in nessun modo è possibile separare la risposta ai bisogni materiali e sociali degli uomini dal soddisfacimento delle profonde necessità del loro cuore. Questo si deve sottolineare tanto maggiormente in questa nostra epoca di grandi trasformazioni, nella quale percepiamo in maniera sempre più viva e urgente la nostra responsabilità verso i poveri del mondo. Già il mio venerato Predecessore, il Papa Paolo VI, identificava con precisione i guasti del sottosviluppo come una sottrazione di umanità. In questo senso nell’Enciclica Populorum progressio egli denunciava “le carenze materiali di coloro che sono privati del minimo vitale, e le carenze morali di coloro che sono mutilati dall’egoismo… le strutture oppressive, sia che provengano dagli abusi del possesso che da quelli del potere, sia dallo sfruttamento dei lavoratori che dall’ingiustizia delle transazioni” (n. 21). Come antidoto a tali mali Paolo VI suggeriva non soltanto “l’accresciuta considerazione della dignità degli altri, l’orientarsi verso lo spirito di povertà, la cooperazione al bene comune, la volontà di pace”, ma anche “il riconoscimento da parte dell’uomo dei valori supremi e di Dio, che ne è la sorgente e il termine” (ibid.). In questa linea il Papa non esitava a proporre “soprattutto la fede, dono di Dio accolto dalla buona volontà dell’uomo, e l’unità nella carità di Cristo” (ibid.). Dunque, lo “sguardo” di Cristo sulla folla, ci impone di affermare i veri contenuti di quell’«umanesimo plenario» che, ancora secondo Paolo VI, consiste nello “sviluppo di tutto l’uomo e di tutti gli uomini” (ibid., n. 42). Per questo il primo contributo che la Chiesa offre allo sviluppo dell’uomo e dei popoli non si sostanzia in mezzi materiali o in soluzioni tecniche, ma nell’annuncio della verità di Cristo che educa le coscienze e insegna l’autentica dignità della persona e del lavoro, promuovendo la formazione di una cultura che risponda veramente a tutte le domande dell’uomo.
Dinanzi alle terribili sfide della povertà di tanta parte dell’umanità, l’indifferenza e la chiusura nel proprio egoismo si pongono in un contrasto intollerabile con lo “sguardo” di Cristo. Il digiuno e l’elemosina, che, insieme con la preghiera, la Chiesa propone in modo speciale nel periodo della Quaresima, sono occasione propizia per conformarci a quello “sguardo”. Gli esempi dei santi e le molte esperienze missionarie che caratterizzano la storia della Chiesa costituiscono indicazioni preziose sul modo migliore di sostenere lo sviluppo. Anche oggi, nel tempo della interdipendenza globale, si può constatare che nessun progetto economico, sociale o politico sostituisce quel dono di sé all’altro nel quale si esprime la carità. Chi opera secondo questa logica evangelica vive la fede come amicizia con il Dio incarnato e, come Lui, si fa carico dei bisogni materiali e spirituali del prossimo. Lo guarda come incommensurabile mistero, degno di infinita cura ed attenzione. Sa che chi non dà Dio dà troppo poco, come diceva la beata Teresa di Calcutta: “La prima povertà dei popoli è di non conoscere Cristo”. Perciò occorre far trovare Dio nel volto misericordioso di Cristo: senza questa prospettiva, una civiltà non si costruisce su basi solide.
Grazie a uomini e donne obbedienti allo Spirito Santo, nella Chiesa sono sorte molte opere di carità, volte a promuovere lo sviluppo: ospedali, università, scuole di formazione professionale, micro-imprese. Sono iniziative che, molto prima di altre espressioni della società civile, hanno dato prova della sincera preoccupazione per l’uomo da parte di persone mosse dal messaggio evangelico. Queste opere indicano una strada per guidare ancora oggi il mondo verso una globalizzazione che abbia al suo centro il vero bene dell’uomo e così conduca alla pace autentica. Con la stessa compassione di Gesù per le folle, la Chiesa sente anche oggi come proprio compito quello di chiedere a chi ha responsabilità politiche ed ha tra le mani le leve del potere economico e finanziario di promuovere uno sviluppo basato sul rispetto della dignità di ogni uomo. Un’importante verifica di questo sforzo sarà l’effettiva libertà religiosa, non intesa semplicemente come possibilità di annunciare e celebrare Cristo, ma anche di contribuire alla edificazione di un mondo animato dalla carità. In questo sforzo si iscrive pure l’effettiva considerazione del ruolo centrale che gli autentici valori religiosi svolgono nella vita dell’uomo, quale risposta ai suoi più profondi interrogativi e quale motivazione etica rispetto alle sue responsabilità personali e sociali. Sono questi i criteri in base ai quali i cristiani dovranno imparare anche a valutare con sapienza i programmi di chi li governa.
Non possiamo nasconderci che errori sono stati compiuti nel corso della storia da molti che si professavano discepoli di Gesù. Non di rado, di fronte all’incombenza di problemi gravi, essi hanno pensato che si dovesse prima migliorare la terra e poi pensare al cielo. La tentazione è stata di ritenere che dinanzi ad urgenze pressanti si dovesse in primo luogo provvedere a cambiare le strutture esterne. Questo ebbe per alcuni come conseguenza la trasformazione del cristianesimo in un moralismo, la sostituzione del credere con il fare. A ragione, perciò, il mio Predecessore di venerata memoria, Giovanni Paolo II, osservava: “La tentazione oggi è di ridurre il cristianesimo ad una sapienza meramente umana, quasi a una scienza del buon vivere. In un mondo fortemente secolarizzato è avvenuta una graduale secolarizzazione della salvezza, per cui ci si batte sì per l’uomo, ma per un uomo dimezzato. Noi invece sappiamo che Gesù è venuto a portare la salvezza integrale” (Enc. Redemptoris missio, 11).
È proprio a questa salvezza integrale che la Quaresima ci vuole condurre in vista della vittoria di Cristo su ogni male che opprime l’uomo. Nel volgerci al divino Maestro, nel convertirci a Lui, nello sperimentare la sua misericordia grazie al sacramento della Riconciliazione, scopriremo uno “sguardo” che ci scruta nel profondo e può rianimare le folle e ciascuno di noi. Esso restituisce la fiducia a quanti non si chiudono nello scetticismo, aprendo di fronte a loro la prospettiva dell’eternità beata. Già nella storia, dunque, il Signore, anche quando l’odio sembra dominare, non fa mai mancare la testimonianza luminosa del suo amore. A Maria, “di speranza fontana vivace” (Dante Alighieri, Paradiso, XXXIII, 12) affido il nostro cammino quaresimale, perché ci conduca al suo Figlio. A Lei affido in particolare le moltitudini che ancora oggi, provate dalla povertà, invocano aiuto, sostegno, comprensione. Con questi sentimenti a tutti imparto di cuore una speciale Benedizione Apostolica.
Dal Vaticano, 29 Settembre 2005
BENEDICTUS PP. XVI

mercoledì, febbraio 22, 2006

22.02.06 Mons. Zen nominato cardinale

Gioisco insieme a tutta la chiesa di Hong Kong e della Cina per la nomina di Mons. Giuseppe Zen Ze-Kiun a cardinale. Qua siamo ritratti insieme al mio Arcivescovo di Bari-Bitonto, Mons. Francesco Cacucci

martedì, febbraio 21, 2006

21.02.06 Foto di Hong Kong di altri tempi

Visitate questo sito dove ci sono tantissime foto di Hong Kong quando io non ero ancora nato.
Buona visione.
http://wahyan-psa.org/Class67/UnderLionRock/index.html

sabato, febbraio 18, 2006

18.02.06 Chinese University Catholic Society




Ieri sera,17 febbraio, sono stato alla Chinese University dove si e' svolta l'Assemblea Generale Annuale della Societa' Cattolica che io seguo. Abbiamo iniziato alle ore 19.00 e abbiamo finito alle 24.40. In questa assemblea la commissione uscente riporta quello che ha fatto durante l'anno appena trascorso. In questo incontro gli studenti fanno domande per investigare la crescita di questi studenti e per verificare insomma se tutto quello che hanno fatto e' stato esatto oppure no. E' un incontro molto serio. Immaginate che devono sottoporre le domande su un foglietto alla presidenza perche' tutto si svolga secondo le norme.
Ieri sera pero', e' stata la prima volta che sono venuti pochi studenti. Questo sta anche a dimostrare che sono sempre meno gli studenti cattolici che entrano in questa societa', preferendo magari altre non cattoliche. E' stato bello sentire la testimonianza di questi studenti che tanto hanno fatto durante quest'anno. Non sono mancati anche alcuni momenti di tensione e di commozione.

Questi qua sopra, sono i membri della commissione uscente. All'estrema sinistra c'e' Kwan Lam che e' l'operatore pastorale che lavora con loro. Al centro poi con la maglia rossa, la ragazza presidente uscente Melody.

Questo e' invece, la nuova commissione. Alla destra della ragazza il presidente Thomas. In questa nuova commissione poi, alla destra e alla sinistra del presidente (compreso lui) sono cattolici e gli altri invece non sono cattolici. Abbiamo piu' volte chiesto loro perche' vogliono far parte di questa commissione di un gruppo cattolico se essi non lo sono. Tutti e tre hanno detto che hanno frequentato le scuole superiori in scuole cattoliche. Adesso vogliono conoscere meglio il Signore e la Chiesa Cattolica. Vogliono insomma approfittare di quest'anno perche' attraverso le attivita' e gli incontri possano venire a contatto diretto con il cristianesimo. Ho detto loro che sono molto contento perche' attraerso loro durante quest'anno molti non-cristiani possano contattarci. Ho detto loro anche che prima di cercare Dio, sappiate che Egli sta cercando voi e che adesso Egli puo' dire, finalmente vi ho presi, anche se questa presa da parte di Dio non e' ancora totale perche' non ancora cattolici.

Quest'anno quindi, sono felice perche' attraverso gli incontri e le attivita' potro' far conoscere loro il nostro DIO. Loro lo conosceranno soprattutto dalla nostra testimonianza. Vi chiedo di accompagnare questi giovani con la vostra preghiera. Il loro obiettivo durante quest'anno e' di seguire Gesu' e di fare diventare Cristo la loro vita.

mercoledì, febbraio 15, 2006

15.02.06 Arcivescovo del Marocco e le vignette su Maometto: “Se l’altro diventasse realmente mio fratello!”

Pensodi fare cosa gradita se condivido con voi queste bellissime parole scritte dall'Arcivescovo di Rabat (Marocco) a proposito della pubblicazione di vignette su Maometto ma anche, aggiungo io, a proposito della risposta di una parte del mondo islamico. Cosa ne pensate???


RABAT, martedì, 14 febbraio 2006 (ZENIT.org).- Pubblichiamo il commento scritto da monsignor Vincent Landel s.c.j, Arcivescovo di Rabat (Marocco), di fronte alla pubblicazione di vignette su Maometto da parte della stampa occidentale, intitolato “Se l’altro diventasse realmente mio fratello!”.

* * *E se l’altro diventasse realmente mio fratello!
Non è forse questa la questione che bisogna porsi di fronte al dibattito che circola nei media?
Se l’altro diventasse realmente mio fratello, potrei mettere in discussione la fede che lo fa vivere? Potrei burlarmi in un modo o nell’altro di ciò in cui crede?
Se l’altro diventasse realmente mio fratello, potrei parlare di libertà senza vivere il rispetto?
Se l’altro diventasse realmente mio fratello, potrei rifiutarlo con atti di violenza contro la sua persona o i suoi beni?
Se l’altro diventasse realmente mio fratello, potrei permettermi di parlare di lui negativamente alle sue spalle? Potrei permettermi di distruggere anche la sua intimità?
Se l’altro diventasse realmente mio fratello, potrei incontrarlo nella verità, potremmo parlare semplicemente, anche senza essere d’accordo su tutto.
Se l’altro diventasse realmente mio fratello, incontrarlo mi farebbe crescere; e sono sicuro che crescerebbe anche lui.
Se l’altro diventasse realmente mio fratello, i nostri sguardi potrebbero incontrarsi e un sorriso vero illuminerebbe i nostri volti.
Se l’altro diventasse realmente mio fratello, che mondo appassionante potremmo costruire!
[Traduzione dall’originale francese realizzata da ZENIT]
ZI06021403

martedì, febbraio 14, 2006

14.02.06 Aggiornamenti sulla parrocchia di Santa Teresa

Ormai sono passate piu' di 3 settimane da quando sono ritornato in HK. Voglio cosi' aggiornare il blog raccontandovi qualcosa di piu' della parrocchia dove sono ormai inserito.
La parrocchia in cui lavoro e' una GRANDE parrocchia. C'e' tantissima gente che viene da ogni dove di HK. Non e' facile capire perche' tanti vengono qua. C'e' chi dice che qua la chiesa sembra veramente chiesa. C'e' chi dice che l'orario delle messe e' vario. C'e' chi dice invece che qua ci sono sempre i preti pronti ad ascoltare. C'e' chi dice che la gente viene qua perche' si e' sposata qua. C'e' chi dice ancora che e' una parrocchia centrale. Eppure una cosa e' certa: la gente e' cosi' tanta che di domenica consacriamo 3000 ostie, tenendo conto che non tutti fanno la comunione. Comunque sono stato ben accolto. Dai preti prima di tutto. Il parroco e' del 1939 e ha studiato la teologia in Italia. Fa parte di un primo o quasi primo gruppo di preti post-conciliari che ha studiato a Roma durante la fine del Concilio. In diocesi il padre Ferdinando Lok, il parroco appunto, ha lavorato sempre con i laici e ha promosso quindi il laicato, nelle varie associazioni e nei vari gruppi. E' stato il responsabile del centro dei laici della diocesi fino a qualche mese fa.
I viceparroci sono tre. Uno cinese che parla non molto bene il cantonese e che quando celebra, ha un tono di voce retto. Diciamo che tra le tante sue vicissitudini, con i suoi 85 anni e' disponibile per le confessioni e per le celebrazioni di funerali e di messe. L'altro viceparroco e' italiano, di Lecco, e nonostante problemi di salute, fa fatica a camminare e a stare in piedi, celebra infatti seduto, padre Antonio Formenti segue di fatto la comunita' inglese. Lui e' uno dei patriarchi viventi del Pime in HK. Celebra ogni giorno alle 6.45 in lingua inglese perche' ci sono molti stranieri in questa zona e molte suore che hanno scuole. Quindi sono in tanti a partecipare a questa messa. A volte si fa fatica a capire cosa dice, perche' parla silenziosamente. Ma la gente gli vuole un sacco di bene. Egli ha 83 anni. L'ultimo viceparroco e' originario della Campania. Padre Vincenzo Carbone e' da molti conosciuto perche' racconta barzellette e vista la sua eta', 77 anni, ha volte si ripete. La gente lo conosce come persona seria nello svolgimento del suo ministero ma poi come una persona allegra. Egli da una mano per la comunita' inglese ma aiuta anche quella cinese. Ogni mattina da molti anni celebra alle 6.45 in ospedale. Poi arrivo io, il piu' giovane, il bambino, 34 anni. In questa settimana sto celebrando al posto di padre Carbone in ospedale per cui la sveglia e' alle ore 5.45. Vado infatti a piedi in ospedale, almeno finche' il tempo tiene ancora. Quando iniziera' a piovere e a fare molto caldo umido, allora dovro' andare con la macchina. Ma dal mese prossimo ogni giorno celebrero' la messa in posti diversi, un giorno in cinese e uno in inglese. Le messe in parrocchia nei giorni feriali sono alle 6.45 in inglese; alle 7.45 in cinese e alla sera alle 18.00 ancora in cinese. E poi al mattino come gia' ho detto in ospedale.
Alla domenica poi le messe sono alle 7.30 in cinese; 8.45 in inglese; 10.00 cinese in chiesa e allo stesso orario nel salone della Caritas la messa del fanciullo; alle 11.30 in inglese e alle 12.45 in cinese. Infine alle ore 18.00 in cinese. Noi siamo tra le poche parrocchie ad avere la messa alla sera, e nei giorni feriali e in quelli festivi. In queste domeniche ho celebrato la messa in cinese con i fanciulli e alla sera. Da quando sono giunto qua oltre alle messe feriali, anche in quelle festive predico a braccio, non come pero' predico in italiano. Mi sono lanciato per non essere schiavo del testo scritto. Ma dal mese prossimo ho chiesto di celebrare anche alle altre messe, e quindi di turnare.
In questa parrocchia ho il compito di seguire i ministranti, che sono tutti maschi. Qua ancora si conserva l'idea che dal gruppo ministranti si spera escano vocazioni sacerdotali, ma in questi ultimi anni purtroppo nemmeno una. In parrocchia poi esiste la Legio Mariae. Chi e' avanti in eta' ricordera' che era forte anche in Italia, come movimento. Io devo seguire un gruppo giovanile in lingua cinese alla domenica alle 11.30 e poi uno in inglese con le donne filippine nel pomeriggio. Devo anche seguire il gruppo giovanile che pero' ha uno stile di vita diverso da quello che abbiamo in Italia. Devo ancora incontrarli per capire cosa fanno e come li posso aiutare. Ho gia' detto loro comunque che bisogna pero' pensare alla formazione altrimenti non c'e' futuro per loro se pensano solo a fare delle attivita'. Per ora hanno organizzato per il mese di marzo, domenica 12 una passeggiata su per la montagna. Ma io non potro' partecipare essendo di domenica. Infine, poi, devo seguire le scuole di lingua inglese tenute una dai Fratelli delle Scuole Cristiane e l'altra tenuta dalle suore dell'istituto missionario americano Maryknoll. Una e' scuola maschile e l'altra femminile. Ma non ho ancora contattato nessune delle due. Ho paura pero' che poi con il nuovo anno che inizia a settembre aumenteranno anche le responsabilita'. Il parroco mi ha accennato che mi affidera' l'Iniziazione Cristiana dei Fanciulli. Inoltre lui vuole che io tenga anche una classe di catecumenato. A tutto questo ben di Dio, poi, si aggiunge anche il lavoro con gli studenti universitari. NECESSITANO RINFORZI.