Angolo Musicale

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sabato, luglio 15, 2006

15.07.06 Morte di Padre Adelio Lambertoni

Carissimi,
venerdi' 7 luglio e' venuto a mancare al nostro affetto ed e' ritornato alla casa del Padre un mio caro confratello, padre Adelio Lambertoni.
Io l'ho sostituito nell'anno 2001 quando egli era tornato a casa per le vacanze per circa 3 mesi. Avevo scritto di lui in una delle mie prime lettere circolari. E' stata una grande perdita. Abbiamo gia' celebrato i funerali lo scorso mercoledi' 12 luglio. Ho pensato di fare cosa gradita farvi leggere quello che un nostro confratello padre Gianni Criveller ha scritto di lui. Qua sotto le parole del suo testamento. Adelio, prega anche per noi.
Niente è più grande dell’amore di Dio e dell’amore per i nostri fratelli e sorelle.
So che Dio ha già perdonato i miei peccati.
Spero che anche voi mi perdoniate,
e che vi ricordiate solo delle cose buone che Dio ha fatto attraverso di me.
Non scrivete niente sulla mia vita.

Con queste parole, dettate al confratello P. Franco Cumbo, dal letto dell’ospedale di Saint Paul de Chartres poche settimane prima della sua morte, P. Adelio ha riassunto in modo efficace l’ideale della sua vita, che è stata davvero molto intensa e che ha vissuto come un grande dono di sé.
P. Adelio Lambertoni, nato a Velate (Varese, diocesi di Milano) il 20 settembre 1939, è stato un missionario generosissimo, ottimista, allegro e buono. È stato anche umile, perché nelle tante attività e realizzazioni che lo hanno visto protagonista, non ha mai messo avanti se stesso, il suo nome, la sua gloria personale. La richiesta di non scrivere circa la sua vita non può valere per questa breve e parziale testimonianza che come confratelli gli dobbiamo in questi giorni per noi tanto tristi, ma anche sereni.
Sì, sereni perché la morte di Adelio, avvenuta all’età di 66 anni, non è arrivata inaspettata, né per lui né per noi: era ben preparato, e lo eravamo anche noi. Ma la sua mancanza si fa già sentire, e la nostalgia di lui non è per questo meno pungente. Era un vero animatore della nostra comunità, anzi forse il leader più significativo, ascoltato ed influente. La sua naturale capacità di trascinatore si vedeva in molte circostanze e attività, nei nostri raduni, e in particolare quelli del lunedì, di cui era il punto di riferimento. Questi incontri, che negli anni 70 e 80 includevano riflessioni condivise sulla Parola di Dio, hanno caratterizzato in modo importante la vita e gli orientamenti della comunità del Pime a Hong Kong, dove P. Lambertoni giunse il 20 ottobre del 1965, dopo un servizio di due anni nella casa formativa di Vigarolo.
Padre Adelio è stato un leader del rinnovamento della nostra presenza missionaria a Hong Kong, da quando il Pime ha consegnato la guida della diocesi al clero locale (1968) fino agli anni 80, quando, tra lunghe discussioni, la comunità Pime decise che i nostri missionari dovevano essere solo al servizio, e non a capo, della diocesi. P. Adelio fu in prima linea nel cercare, tra non pochi contrasti e difficoltà, ma anche con grande generosità ed entusiasmo, ‘vie nuove’, in particolare nell’impegno sociale.
Padre Adelio non era però un uomo di rottura, né amava i conflitti. Aveva una profonda saggezza e tanto buon senso. Per questo favoriva convergenze tra idee e posizioni diverse, salvava la cordialità nei rapporti personali, e sempre comunque ci teneva all’unità di fondo della nostra comunità, di cui, per lunghissimi anni è stato consigliere prima, e vice regionale poi. Teneva in altissima stima l’amicizia, amava la compagnia e la vita di comunità, a cui non è mai venuto meno, anche negli anni della malattia e del dolore.
Dalla sua terra varesina, a cui era intensamente attaccato, ha ereditato, credo, non solo il buon senso menzionati sopra, ma anche il senso pratico, la grande intraprendenza e l’impegno senza risparmio che hanno caratterizzato i suoi anni giovanili e della maturità, fino ai primi sintomi della malattia, che lo ha intaccato a partire dal 1995.
Sono davvero tantissimi gli impegni sociali che lo hanno visto protagonista, così da renderlo uno dei missionari più incisivi, conosciutissimo non solo nell’ambiente ecclesiale, ma anche nella più vasta società di Hong Kong.
Fu un influente leader, e per molti anni dirigente del SOCO (Società delle organizzazioni comunitarie), un importante gruppo sociale e politico impegnato del vasto campo della marginalità e della povertà a Hong Kong. A Sai Kung, dove fu viceparroco dal 1967 al 1974, si impegnò, tra le altre cose, a favore dei diritti pescatori e dei diseredati, in particolare per dare loro una casa, con la costruzione dei Villaggi di San Pietro e della Pace. Queste realizzazioni furono fatte in collaborazione con la Caritas di Hong Kong, di cui in seguito fu membro della direzione.
L’esperienza di Sai Kung ebbe un tragico epilogo, quando il 27 settembre 1974 il parroco, P. Valeriano Fraccaro, Pime, fu brutalmente ucciso in circostanze rimaste ancora sconosciute. È molto verosimile che P. Adelio fosse il vero obiettivo, proprio a causa del suo impegno sociale, tanto che venne richiamato in Italia e persino destinato ad una diversa missione, la Tailandia. A causa dell’impossibilità di ottenere il visto tailandese, prestò servizio per tre anni a Gorizia, in Friuli, dove allacciò numerosi e forti legami, e dove spesso tornava durante le vacanze in Italia.
L’omicidio di P. Fraccaro scosse p. Adelio, ma egli trovò la forza di tornare, nel 1978, a Hong Kong, dove riprese, senza riserve e risparmio, l’attività missionaria e sociale.
In quegli anni ‘caldi’ molti cristiani di Hong Kong, come in tante altre parti, vivevano la fede come impegno a favore dei più poveri e lotta per la giustizia. Diversi missionari del Pime erano coinvolti in questo movimento, fondando il Gruppo di Impegno Sociale del Pime (Pime’s Social Concern Group), di cui P. Adelio fu uno degli ispiratori più convinti e attivi. Non sono mancati momenti di protesta e denuncia verso le politiche, sociali ed economiche, dell’amministrazione coloniale, in particolare nei confronti dei baraccati, dei venditori ambulanti, della gente delle barche, ecc. In quegli anni era scoppiata a Hong Kong la crisi dei profughi vietnamiti. P. Adelio fu in prima fila a loro favore, impegnandosi sia a visitare i campi profughi, sia a protestare contro l’amministrazione coloniale per il trattamento loro riservato.
Sarebbe ingiusto però pensare a P. Adelio come ad un attivista radicale: non lo era affatto. Era un uomo che cercava il dialogo con tutti, e che al buon senso e alla moderazione, aggiungeva anche un’esuberante carica umana, una sincera bontà e simpatia che gli faceva guadagnare amici e rispetto in tutti gli ambienti. A questo proposito è bello ricordare la sua amicizia e frequentazione con l’ultimo governatore di Hong Kong, Chris Patten.
P. Adelio, che fu consacrato presbitero nel duomo di Milano il 30 Marzo 1963 dal Cardinale Giovanni Battista Montini, che nello stesso anno venne eletto papa con il nome di Paolo VI, non ha mai smesso di considerarsi innanzitutto missionario e prete. Non ha vissuto l’attività sociale in alternativa al suo essere ministro di Dio. Anzi è stato davvero un bell’esempio di integrazione tra la dimensione di impegno sociale, sempre comunque ispirata al vangelo, e del servizio ministeriale. Fu anche impegnato, in qualità di ‘supervisore’, nelle scuole cattoliche legate alle parrocchie, ma la principale attività di P. Adelio è stata quella di guida delle comunità. Dopo essere stato viceparroco a Sai Kung, come già ricordato, fu parroco in tre parrocchie dei Nuovi Territori: San Vincenzo a Wong Tai Sin dal 1978 al 1987; Santo Stefano a Kwai Fong dal 1987 al 1990; ed infine San Giovanni Evangelista a Sek Lei.
P. Adelio era convinto che il prete deve essere innanzitutto pastore, ed agire a partire da una comunità concreta, cioè della parrocchia. Anche in questo P. Adelio testimoniava l’equilibrio e la ricchezza della sua persona: era certamente innovativo e a favore del rinnovamento della presenza missionaria, ma anche radicato nella tradizione missionaria del Pime, quella cioè di fondare chiese davvero locali e mature.
P. Adelio amava la chiesa, anche la chiesa istituzionale, e le sue tradizioni. La fede cattolica gli era incollata addosso come qualcosa di naturale, di spontaneo e di amato. Come molti di noi, Adelio ha certamente assorbito tutto questo fin da bambino, nella sua famiglia (affezionatissimo ai genitori e alle due sorelle); da ragazzo nel seminario diocesano milanese; e poi nel seminario teologico del Pime. Raccontava le avventure degli anni di seminario con grande allegria e senza recriminazioni: per lui erano state esperienze formative positive.
P. Adelio era un uomo che, con la sua personalità travolgente e la sua generosità coinvolgente, lasciava ovunque una profonda traccia di se. E poi amava curare i rapporti con le persone a lui care, costruendo così una vastissima rete di belle amicizie.
Questa sua capacità di ‘fare comunità’ è particolarmente visibile nella ‘grande famiglia’ che Adelio ha costruito a Hong Kong attraverso l’accoglienza in casa di otto bambini e ragazzi in difficoltà o senza famiglia. P. Adelio si è speso per loro con grande generosità: li ha seguiti ed educati, fatti studiare ed inseriti, con successo, nella società. Sembrava che non volesse morire senza prima vedere la sua opera completata, con il matrimonio di Raymond, l’ultimo dei suoi figli ‘adottivi’. Per loro P. Adelio è stato il papà, e per i loro figli è stato il nonno: li ha molto amati, e godeva vederli riuniti settimanalmente presso la sua residenza parrocchiale, o celebrare insieme il capodanno e le altre feste tradizionali del calendario cinese. È stato un affetto ricambiato totalmente: se ne è avuto una commovente testimonianza con il supporto ricevuto da Adelio negli anni della malattia, e soprattutto nelle lunghe e numerose degenze all’ospedale, dove i ‘suoi figli’, in particolare Margaret, ‘la figlia maggiore’, lo hanno assistito in continuazione, con amore e dedizione davvero filiale. I confratelli del Pime, che pure lo hanno spesso visitato all’ospedale, sono riconoscenti ai ‘suoi familiari’ per il bene da loro voluto al P. Adelio.
P. Adelio ha vissuto la grave e rara malattia, il morbo di Waldenstrom, con una serenità che non poteva che venire dalla fede. Consapevole dell’ora che si avvicinava, non ha fatto drammi o scene: fino alla fine si interessava degli altri più che di se stesso. È sempre stato presente, finché ce l’ha fatta, in parrocchia, alle attività della diocesi e alla vita del Pime. Poi si è affidato al Signore, dandoci una testimonianza di offerta di sé alla volontà di Dio che ci ha non solo edificato, ma anche, in un certo senso, persino sorpreso. È morto il 7 luglio 2006, alle 4:10, assistito dai ‘suoi figli’ e dal nostro superiore, P. Dino Doimo. Nelle ore precedenti fu vegliato, insieme a numerosi confratelli, anche dal vicario generale Dominic Chan, dal vescovo John Tong e dal cardinale Joseph Zen che, nonostante lo stato di incoscienza, gli continuava a parlare, a lungo e con affetto, in italiano.
L’ultima volta che l’ho visto, il 28 giugno scorso, accompagnavo da lui P. Franco Mella, il quale era di ritorno dalla Cina e in partenza per l’Italia. Adelio e Franco, pur tanto diversi, erano molto amici e compagni di ‘tante battaglie’. Quando entrò Franco, che non vedeva da molti mesi, Adelio fece un sorriso bellissimo, e gli chiese, se pur a fatica, circa le sue ultime ‘proteste’. Ma in quella visita le cose non dette prevalevano su quelle dette: ciascuno di loro sapeva che sarebbe stato il loro ultimo incontro. Prima di lasciarlo andare, Adelio chiese a Franco: preghiamo insieme. Dicemmo il Padre Nostro e l’Ave Maria. Adelio chiese ancora: dammi la benedizione. E Franco: no, dacci tu la tua benedizione. E Adelio ci benedisse, con voce debole ma chiara, accompagnata dal gesto della mano. Fu un momento non solo di grande commozione, ma anche uno di quegli istanti di forte intensità umana e spirituale che non si scordano più.
Addio Adelio, grazie anche a Te per le cose buone che Dio ha operato attraverso di Te.

Gianni Criveller, Hong Kong, 8 luglio 2006.

mercoledì, luglio 05, 2006

05.07.06 Nono Anniversario di ordinazione presbiterale

Ringrazio il Signore per avermi voluto prete e prete missionario. Oggi nel nono anniversario di ordinazione sacerdotale ho festeggiato con semplicita' con le suore di madre Teresa di Calcutta. Ho celebrato il tutto nell'Eucaristia e dopo, ricevendo questa ghirlanda e con un bel bicchiere d'acqua, preziosa in questo periodo di forte caldo.
Eccovi alcune foto. Chiedo scusa per la qualita' delle stesse.




Quando penso al 5 luglio 1997, ricordo il grande dono del Signore, ma ricordo anche tutti coloro che erano presenti e per il quali sono stato ordinato prete. Tra tutti ricordo padre Mariano Magrassi, amato padre, fratello e amico. Continuo a confidare nel dono della vostra preghiera.