Angolo Musicale

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venerdì, ottobre 17, 2008

2008.10.16 Cardinal Zen sul Sinodo alla Radio Vaticana

È stata una riflessione sulla Chiesa cattolica di Hong Kong ad aprire, ieri mattina, il Sinodo dei Vescovi sulla Parola di Dio, in corso in Vaticano. Al centro della 16.ma Congregazione generale anche il problema dell’alfabetizzazione, in relazione alla diffusione della Bibbia, e la questione dell’esegesi biblica, sulla scia dell’intervento pronunciato ieri da Benedetto XVI. Il servizio di Isabella Piro:
La Parola Rivelata non è ancora arrivata ad Hong Kong, ma esiste comunque armonia tra le principali religioni locali: gli echi dell’Oriente sono arrivati così in Aula del Sinodo. In particolare, è stato notato come insegnare ai giovani le virtù della tradizione cinese significhi aiutarli a fare un passo verso la santità, evitando il declino dei valori sacri della vita, del matrimonio, della famiglia. Declino – si è ricordato – che porta persino ad inquinare il latte in nome di facili guadagni. Particolare, poi, la riflessione del cardinale Joseph Zen Ze-Kiun, vescovo di Hong Kong, che ha citato una sorta di alleanza tra la Chiesa cattolica in Cina e il confucianesimo.
Ascoltiamolo ai nostri microfoni:
R. – Ad Hong Kong, noi abbiamo una grande amicizia con tutte le religioni. Il confucianesimo non è di per sé una religione, anche se ad Hong Kong è considerato come se fosse una religione. Noi lavoriamo bene insieme, anche perché gli iscritti del confucianesimo sono tutte persone che hanno una preparazione classica e che hanno studiano a scuola. Sono, quindi, presenti molti valori cristiani, anche se senza il nome. In questi tempi in cui siamo minacciato ovunque da questo forte materialismo, la dottrina confuciana è certamente una grande alleata. Già una volta i vescovi presenti in Taiwan avevano fatto un buon lavoro ed uno sforzo di sintesi tra il confucianesimo e il cristianesimo. Dobbiamo anzitutto difendere l’onestà naturale e quindi tutte le ingiustizie che vengono compiute contro l’onestà naturale. La Parola di Dio è creatrice della coscienza e continua a parlare alla coscienza umana: è la Parola. Quando vediamo che non c’è ancora un’altra parola di rivelazione esplicita e soprannaturale, facciamo allora forza su quella voce che Dio ha già dato, quella voce della coscienza che è molto preziosa. E’ per questo che spero che entro la conclusione di questo Sinodo si dia un accenno sufficiente anche a questo aspetto, che è molto prezioso.
D. – Lei ha fatto riferimento anche ai rapporti tra scienza e fede?
R. – Sì, perché anche la scienza per un non cattolico è una via per arrivare a Dio. Le meraviglie dell’universo si fanno ancora più evidenti allo scienziato quando fa una grande scoperta, quando prova questo senso di meraviglia, quasi di paura davanti al mistero grandioso dell’universo. E’ questa una via alla fede e, quindi, diamo importanza a questa via, a questo metodo che il Signore stesso ha scelto.
D. – Possiamo fare un bilancio sull’attuale situazione dei cattolici in Cina?
R. – Nessuno è in grado di poter fare questo bilancio, anche perché nessuno è in possesso di cifre attendibili. E’ vero che si sente un vuoto e che la gente allora cerca la religione; ma è anche vero che il secolarismo sta invadendo il mondo e molti credono di poter vivere senza i valori trascendenti. E’ difficile, quindi, poter fare un bilancio. Speriamo che i cuori si aprano sempre alla voce del Signore.
D. – Sappiamo che la Cina continentale non è rappresentata qui al Sinodo: possiamo fare però un auspicio per i prossimi Sinodi?
R. – Lo speriamo, ma è necessario che il governo si apra veramente e che capisca che la libertà religiosa non è a danno di nessuno, ma è anzi a vantaggio di tutti.

domenica, maggio 18, 2008

2008.05.18 Festa della Trinita'

Festa della Trinita'.
Festa dell'amore, dell'abbondanza dell'amore divino. Festa della lentenza all'ira di Dio e della ricchezza del suo perdono.

Ho avuto la gioia di celebrare per la prima volta nella chiesa della Trinita', chiesa campestre del nostro paese Grumo Appula. Ho visto gli affreschi antichissimi che si stanno completamente staccando dalle parenti di questa piccola cappella e non si puo' fare nulla perche' mancano i soldi. Mi chiedo cosa veramente faccia il governo per preservare e dico preservare questi tesori. Mi sa che si preserva solo se si paga. Mah.....!

E' bello incontrare tutta la gente e gli amici. Oggi poi ho visto Mariassunta con un pancione!!! Suo figlio nascera' alla fine di luglio. Che bello.

Oggi abbiamo mangiato le orecchiette al ragu' pugliese. Le orecchiette preparate a mano dalla nonna, la mia nonna Rosa. Che brava!!!


Martedi' mattina parto con il treno per Roma. Mercoledi' dovro' accogliere padre Dominic LUI, prete della diocesi di Hong Kong, che arrivera' in Italia per lo studio prima dell'italiano ad Assisi e poi per lo studio della Teologia Morale a Roma. Intanto per il 24 maggio saremo a Grumo per tutta la settimana e il 2 giugno lo accompagnero' ad Assisi.

sabato, maggio 17, 2008

2008.05.17 Un venerdi' strano

Ieri sono stato a letto con febbre e vomito. Mi sa che ho avuto un'indigestione. Ma niente di serio perche' oggi sto gia' bene.

Domani festa della santissima Trinita', don Franco Vitucci mi ha invitato a celebrare la messa delle 10.00 presso la chiesa campestre della Trinita'. E' la prima volta che celebrero' la messa in quella chiesetta, semplice e bella.

Ieri, venerdi' 16, il Papa ha reso pubblica la preghiera per il 24 maggio, giornata di preghiera universale per la Cina. La pubblico qua in lingua italiana e cinese.

Nella Lettera ai Vescovi, ai presbiteri, alle persone consacrate e ai fedeli laici della Chiesa cattolica nella Repubblica Popolare Cinese, del 27 maggio 2007, il Santo Padre Benedetto XVI scrive: "Carissimi Pastori e fedeli tutti, il giorno 24 maggio, che è dedicato alla memoria liturgica della Beata Vergine Maria, Aiuto dei Cristiani - la quale è venerata con tanta devozione nel santuario mariano di Sheshan a Shanghai -, in futuro potrebbe divenire occasione per i cattolici di tutto il mondo di unirsi in preghiera con la Chiesa che è in Cina. Desidero che quella data sia per voi una giornata di preghiera per la Chiesa in Cina. Vi esorto a celebrarla rinnovando la vostra comunione di fede in Gesù Nostro Signore e di fedeltà al Papa, pregando affinché l'unità tra di voi sia sempre più profonda e visibile. [...] Nella medesima Giornata i cattolici nel mondo intero - in particolare quelli che sono di origine cinese - mostreranno la loro fraterna solidarietà e sollecitudine per voi, chiedendo al Signore della storia il dono della perseveranza nella testimonianza, certi che le vostre sofferenze passate e presenti per il santo Nome di Gesù e la vostra intrepida lealtà al Suo Vicario in terra saranno premiate, anche se talvolta tutto possa sembrare un triste fallimento" (n. 19).
Per la prossima Giornata, Sua Santità ha composto la seguente "Preghiera a Nostra Signora di Sheshan", che potrà essere usata in tutta la Chiesa:
TESTO IN LINGUA CINESE TRADIZIONALE

教宗本篤十六世親撰向佘山聖母誦
Traditional Chinese

至聖童貞瑪利亞,
降生聖言之母,又是我們的母親,
您在佘山聖殿被尊稱為「進教之佑」,
整個在中國的教會滿懷熱愛瞻仰您,
今天我們投奔您台前,求您護佑。
請垂顧這天主子民,並以母親的關懷
帶領他們,走上真理與仁愛的道路,
使他們在任何境況下,
都能成為促進全體人民和諧共處的酵素。

您在納匝肋順從主旨,說了「是」,
讓永生天主子在您貞潔的母胎中取得肉軀,
使救贖工程從此在歷史中展開,
您又懇摯地奉獻自己協助這工程,
讓痛苦的利刃刺透您的心靈,
直到最後的重要時刻,在加爾瓦略山上,十字架下,
當您聖子犧牲自己,使世人獲得生命時,
您佇立在祂身旁。

從那時開始,為一切在信仰中追隨您聖子耶穌
並跟著祂背起十字架的人,
您以一種嶄新的形式,成了他們的母親。
希望之母,您在聖週六的黑暗中,
仍懷著堅定不移的信心,迎接復活節的黎明,
請將這分辨的能力賞給您的子女,
使他們在任何處境中,即使是最黑暗的時刻,
仍能見到天主親臨的標記。

佘山聖母,請援助那些在日常勞苦中,
仍繼續相信、希望、和實踐愛德的中國教友,
使他們永不懼怕向世界宣講耶穌,
並在耶穌跟前為世界祈禱。
您以塑像的形態,矗立於佘山聖殿頂,高舉張開雙臂的聖子,
向世界展示祂對世人的深愛。
請幫助天主教友常作這大愛的可信見證人,
並使他們與教會的磐石伯多祿結合在一起。
中國之母,亞洲之母,現在直到永遠,請常為我們祈求。亞孟。

[00754-AA.01] [Testo originale: Cinese Tradizionale]
Preghiera a Nostra Signora di Sheshan

Vergine Santissima, Madre del Verbo incarnato e Madre nostra,
venerata col titolo di "Aiuto dei cristiani" nel Santuario di Sheshan,
verso cui guarda con devoto affetto l’intera Chiesa che è in Cina,
veniamo oggi davanti a te per implorare la tua protezione.
Volgi il tuo sguardo al Popolo di Dio e guidalo con sollecitudine materna
sulle strade della verità e dell’amore, affinché sia in ogni circostanza
fermento di armoniosa convivenza tra tutti i cittadini.

Con il docile "sì" pronunciato a Nazaret tu consentisti
all’eterno Figlio di Dio di prendere carne nel tuo seno verginale
e di avviare così nella storia l’opera della Redenzione,
alla quale cooperasti poi con solerte dedizione,
accettando che la spada del dolore trafiggesse la tua anima,
fino all’ora suprema della Croce, quando sul Calvario restasti
ritta accanto a tuo Figlio che moriva perché l’uomo vivesse.

Da allora tu divenisti, in maniera nuova, Madre
di tutti coloro che accolgono nella fede il tuo Figlio Gesù
e accettano di seguirlo prendendo la sua Croce sulle spalle.
Madre della speranza, che nel buio del Sabato santo andasti
con incrollabile fiducia incontro al mattino di Pasqua,
dona ai tuoi figli la capacità di discernere in ogni situazione,
fosse pur la più buia, i segni della presenza amorosa di Dio.

Nostra Signora di Sheshan, sostieni l’impegno di quanti in Cina,
tra le quotidiane fatiche, continuano a credere, a sperare, ad amare,
affinché mai temano di parlare di Gesù al mondo e del mondo a Gesù.
Nella statua che sovrasta il Santuario tu sorreggi in alto tuo Figlio,
presentandolo al mondo con le braccia spalancate in gesto d’amore.
Aiuta i cattolici ad essere sempre testimoni credibili di questo amore,
mantenendosi uniti alla roccia di Pietro su cui è costruita la Chiesa.
Madre della Cina e dell’Asia, prega per noi ora e sempre. Amen!
[00754-01.01] [Testo originale: Italiano]

giovedì, maggio 15, 2008

2008.05.15 In Italia

Sono ormai 2 settimane da quando sono in Italia. Ringrazio Dio.
Pasqualino mi ha fatto notare che non aggiorno piu' questo blog. Allora con senso di dovere eccomi qua.

Il viaggio di ritorno in Italia e' andato bene, se non fosse stato per il ritardo di un'ora dell'Alitalia da Roma per Bari.

Poi la gioia di incontrare tutti e ciascuno, in aeroporto (nonostante fossere le 23.30), a casa mia, in chiesa, a Grumo, a Noicattaro e anche alla libreria delle Paoline!

Ad una settimana esatta dal mio arrivo in Italia, con mia mamma siamo andati a Bologna. La gioia di incontrare i miei 3 nipotini e mia sorella Lea con suo marito Rino mi hanno rallegrato. La gioia poi di giocare con la piccolissima Alessia (un anno e qualche mese...!). Poi mia mamma ha fatto la visita medica dove le hanno assicurato dell'infezione alla protesi della gamba destra. Dovra' fare un altro intervento chirurgico, il terzo sulla stessa anca, dove espianteranno la protesi, bombarderanno le ossa con antibiotici e infine se sara' possibile le impianteranno un'altra protesi. Per ora e' in lista dai 2 a 3 mesi di attesa. L'intervento lo fara' a Bologna, al Rizzoli.

Prima di partire per Bologna ho celebrato la prima comunione di un gruppo di bambini nella mia prima parrocchia di Noicattaro, Santa Maria della Pace. Domenico ed un'altra bambina furono da me battezzati 9 anni or sono. L'incontro con la mia prima comunita' che ho servito da prete mi ha rallegrato. Non ho avuto pero' tempo a sufficienza per parlare con tutti perche' dovevo celebrare un funerale di un mio parente a Grumo.

Ieri sera, poi, sono stato a Triggiano nella chiesa di San Giuseppe Moscati, invitato da don Salvatore e da don Massimo D'Abbicco per una messa di suffragio per una donna della strada. Ho avuto modo di conoscere meglio l'opera di don Massimo che insieme ad alcuni laici, membri dell'associazione di don Oreste Benzi, Giovanni XXIII, si prendono cura delle ragazze di strada delle nostre citta'. Grazie per il vostro lavoro.

Che bello ritornare a casa tra i propri famigliari e incontrare la propria gente.
Alla prossima....

venerdì, aprile 04, 2008

2008.04.04 - Il Pime celebra 150 di evangelizzazione in Hong Kong

Roma (AsiaNews) - Il 10 aprile di quest’anno ricorre il 150mo anniversario dell’arrivo del PIME a Hong Kong. I primi missionari del “Seminario Lombardo per le Missioni Estere” mettevano piede su questo lembo di terra nel 1858. All’inizio essi lavoravano per i pochi cattolici locali o di Macao e per i soldati irlandesi dell’esercito britannico stanziato nella colonia. Ma da subito alcuni hanno cominciato ad evangelizzare i villaggi cinesi a Kowloon, nella terraferma, e a Sai Kung, per iniziare una storia che ha portato alla maturità la diocesi di Hong Kong, che si distingue ancora oggi per l’impegno nell’annuncio, nella carità, nell’educazione, nella lotta per la giustizia e la democrazia.
La nostra comunità del Pime e la Chiesa di Hong Kong celebreremo l’avvenimento con due appuntamenti il 10 e l’11 aprile prossimi.
Il 10 aprile alla Pime House di Hong Kong sarà scoperta una “pietra commemorativa” a ricordo dei 205 missionari giunti in un secolo e mezzo nel territorio. Sara' presentato anche il libro storico scritto e curato da padre Gianni Criveller, missionario teologo del Pime in Hong Kong. L’indomani, nella cattedrale sarà celebrata una messa, presieduta dal card. Joseph Zen, vescovo di Hong Kong. Alle 20, alla Caritas Hall ci sarà una tavola rotonda. P. Gianni Gianpietro e Sr Beatrice Leung terranno una relazione su “Evangelizzare e fondare la Chiesa locale”; p. Dino Doimo e p. John B. Kwan parleranno della “Evangelizzazione attraverso il servizio pastorale”; p. Renzo Milanese e il dott. Anthony Lam (Holy Spirit Study Centre) su “Evangelizzare attraverso l’educazione e l’azione sociale”. Le considerazioni finali saranno tratte dal card. Zen.
Ringraziamo il Signore per questi anni di missione in Hong Kong e preghiamolo per il dono delle vocazioni.

giovedì, marzo 20, 2008

2008.03.20 Omelia di Benedetto XVI alla messa del Crisma

SANTA MESSA DEL CRISMA
OMELIA DI SUA SANTITÀ BENEDETTO XVI
Basilica VaticanaGiovedì Santo, 20 marzo 2008

Cari fratelli e sorelle,
ogni anno la Messa del Crisma ci esorta a rientrare in quel „sì” alla chiamata di Dio, che abbiamo pronunciato nel giorno della nostra Ordinazione sacerdotale. “Adsum – eccomi!”, abbiamo detto come Isaia, quando sentì la voce di Dio che domandava: “Chi manderò e chi andrà per noi?” “Eccomi, manda me!”, rispose Isaia (Is 6, 8). Poi il Signore stesso, mediante le mani del Vescovo, ci impose le mani e noi ci siamo donati alla sua missione. Successivamente abbiamo percorso parecchie vie nell’ambito della sua chiamata. Possiamo noi sempre affermare ciò che Paolo, dopo anni di un servizio al Vangelo spesso faticoso e segnato da sofferenze di ogni genere, scrisse ai Corinzi: “Il nostro zelo non vien meno in quel ministero che, per la misericordia di Dio, ci è stato affidato” (cfr 2 Cor 4, 1)? “Il nostro zelo non vien meno”. Preghiamo in questo giorno, affinché esso venga sempre riacceso, affinché venga sempre nuovamente nutrito dalla fiamma viva del Vangelo.
Allo stesso tempo, il Giovedì Santo è per noi un’occasione per chiederci sempre di nuovo: A che cosa abbiamo detto “sì”? Che cosa è questo “essere sacerdote di Gesù Cristo”? Il Canone II del nostro Messale, che probabilmente fu redatto già alla fine del II secolo a Roma, descrive l’essenza del ministero sacerdotale con le parole con cui, nel Libro del Deuteronomio (18, 5. 7), veniva descritta l’essenza del sacerdozio veterotestamentario: astare coram te et tibi ministrare. Sono quindi due i compiti che definiscono l’essenza del ministero sacerdotale: in primo luogo lo “stare davanti al Signore”. Nel Libro del Deuteronomio ciò va letto nel contesto della disposizione precedente, secondo cui i sacerdoti non ricevevano alcuna porzione di terreno nella Terra Santa – essi vivevano di Dio e per Dio. Non attendevano ai soliti lavori necessari per il sostentamento della vita quotidiana. La loro professione era “stare davanti al Signore” – guardare a Lui, esserci per Lui. Così, in definitiva, la parola indicava una vita alla presenza di Dio e con ciò anche un ministero in rappresentanza degli altri. Come gli altri coltivavano la terra, della quale viveva anche il sacerdote, così egli manteneva il mondo aperto verso Dio, doveva vivere con lo sguardo rivolto a Lui. Se questa parola ora si trova nel Canone della Messa immediatamente dopo la consacrazione dei doni, dopo l’entrata del Signore nell’assemblea in preghiera, allora ciò indica per noi lo stare davanti al Signore presente, indica cioè l’Eucaristia come centro della vita sacerdotale. Ma anche qui la portata va oltre. Nell’inno della Liturgia delle Ore che durante la quaresima introduce l’Ufficio delle Letture – l’Ufficio che una volta presso i monaci era recitato durante l’ora della veglia notturna davanti a Dio e per gli uomini – uno dei compiti della quaresima è descritto con l’imperativo: arctius perstemus in custodia – stiamo di guardia in modo più intenso. Nella tradizione del monachesimo siriaco, i monaci erano qualificati come “coloro che stanno in piedi”; lo stare in piedi era l’espressione della vigilanza. Ciò che qui era considerato compito dei monaci, possiamo con ragione vederlo anche come espressione della missione sacerdotale e come giusta interpretazione della parola del Deuteronomio: il sacerdote deve essere uno che vigila. Deve stare in guardia di fronte alle potenze incalzanti del male. Deve tener sveglio il mondo per Dio. Deve essere uno che sta in piedi: dritto di fronte alle correnti del tempo. Dritto nella verità. Dritto nell’impegno per il bene. Lo stare davanti al Signore deve essere sempre, nel più profondo, anche un farsi carico degli uomini presso il Signore che, a sua volta, si fa carico di tutti noi presso il Padre. E deve essere un farsi carico di Lui, di Cristo, della sua parola, della sua verità, del suo amore. Retto deve essere il sacerdote, impavido e disposto ad incassare per il Signore anche oltraggi, come riferiscono gli Atti degli Apostoli: essi erano “lieti di essere stati oltraggiati per amore del nome di Gesù” (5, 41).
Passiamo ora alla seconda parola, che il Canone II riprende dal testo dell’Antico Testamento – “stare davanti a te e a te servire”. Il sacerdote deve essere una persona retta, vigilante, una persona che sta dritta. A tutto ciò si aggiunge poi il servire. Nel testo veterotestamentario questa parola ha un significato essenzialmente rituale: ai sacerdoti spettavano tutte le azioni di culto previste dalla Legge. Ma questo agire secondo il rito veniva poi classificato come servizio, come un incarico di servizio, e così si spiega in quale spirito quelle attività dovevano essere svolte. Con l’assunzione della parola “servire” nel Canone, questo significato liturgico del termine viene in un certo modo adottato – conformemente alla novità del culto cristiano. Ciò che il sacerdote fa in quel momento, nella celebrazione dell’Eucaristia, è servire, compiere un servizio a Dio e un servizio agli uomini. Il culto che Cristo ha reso al Padre è stato il donarsi sino alla fine per gli uomini. In questo culto, in questo servizio il sacerdote deve inserirsi. Così la parola “servire” comporta molte dimensioni. Certamente ne fa parte innanzitutto la retta celebrazione della Liturgia e dei Sacramenti in genere, compiuta con partecipazione interiore. Dobbiamo imparare a comprendere sempre di più la sacra Liturgia in tutta la sua essenza, sviluppare una viva familiarità con essa, cosicché diventi l’anima della nostra vita quotidiana. È allora che celebriamo in modo giusto, allora emerge da sé l’ars celebrandi, l’arte del celebrare. In quest’arte non deve esserci niente di artefatto. Deve diventare una cosa sola con l’arte del vivere rettamente. Se la Liturgia è un compito centrale del sacerdote, ciò significa anche che la preghiera deve essere una realtà prioritaria da imparare sempre di nuovo e sempre più profondamente alla scuola di Cristo e dei santi di tutti i tempi. Poiché la Liturgia cristiana, per sua natura, è sempre anche annuncio, dobbiamo essere persone che con la Parola di Dio hanno familiarità, la amano e la vivono: solo allora potremo spiegarla in modo adeguato. “Servire il Signore” – il servizio sacerdotale significa proprio anche imparare a conoscere il Signore nella sua Parola e a farLo conoscere a tutti coloro che Egli ci affida.
Fanno parte del servire, infine, ancora due altri aspetti. Nessuno è così vicino al suo signore come il servo che ha accesso alla dimensione più privata della sua vita. In questo senso “servire” significa vicinanza, richiede familiarità. Questa familiarità comporta anche un pericolo: quello che il sacro da noi continuamente incontrato divenga per noi abitudine. Si spegne così il timor riverenziale. Condizionati da tutte le abitudini, non percepiamo più il fatto grande, nuovo, sorprendente, che Egli stesso sia presente, ci parli, si doni a noi. Contro questa assuefazione alla realtà straordinaria, contro l’indifferenza del cuore dobbiamo lottare senza tregua, riconoscendo sempre di nuovo la nostra insufficienza e la grazia che vi è nel fatto che Egli si consegni così nelle nostre mani. Servire significa vicinanza, ma significa soprattutto anche obbedienza. Il servo sta sotto la parola: “Non sia fatta la mia, ma la tua volontà!” (Lc 22, 42). Con questa parola, Gesù nell’Orto degli ulivi ha risolto la battaglia decisiva contro il peccato, contro la ribellione del cuore caduto. Il peccato di Adamo consisteva, appunto, nel fatto che egli voleva realizzare la sua volontà e non quella di Dio. La tentazione dell’umanità è sempre quella di voler essere totalmente autonoma, di seguire soltanto la propria volontà e di ritenere che solo così noi saremmo liberi; che solo grazie ad una simile libertà senza limiti l’uomo sarebbe completamente uomo, diventerebbe divino. Ma proprio così ci poniamo contro la verità. Poiché la verità è che noi dobbiamo condividere la nostra libertà con gli altri e possiamo essere liberi soltanto in comunione con loro. Questa libertà condivisa può essere libertà vera solo se con essa entriamo in ciò che costituisce la misura stessa della libertà, se entriamo nella volontà di Dio. Questa obbedienza fondamentale che fa parte dell’essere uomini, diventa ancora più concreta nel sacerdote: noi non annunciamo noi stessi, ma Lui e la sua Parola, che non potevamo ideare da soli. Non inventiamo la Chiesa così come vorremmo che fosse, ma annunciamo la Parola di Cristo in modo giusto solo nella comunione del suo Corpo. La nostra obbedienza è un credere con la Chiesa, un pensare e parlare con la Chiesa, un servire con essa. Rientra in questo sempre anche ciò che Gesù ha predetto a Pietro: “Sarai portato dove non volevi”. Questo farsi guidare dove non vogliamo è una dimensione essenziale del nostro servire, ed è proprio ciò che ci rende liberi. In un tale essere guidati, che può essere contrario alle nostre idee e progetti, sperimentiamo la cosa nuova – la ricchezza dell’amore di Dio.
“Stare davanti a Lui e servirLo”: Gesù Cristo come il vero Sommo Sacerdote del mondo ha conferito a queste parole una profondità prima inimmaginabile. Egli, che come Figlio era ed è il Signore, ha voluto diventare quel servo di Dio che la visione del Libro del profeta Isaia aveva previsto. Ha voluto essere il servo di tutti. Ha raffigurato l’insieme del suo sommo sacerdozio nel gesto della lavanda dei piedi. Con il gesto dell’amore sino alla fine Egli lava i nostri piedi sporchi, con l’umiltà del suo servire ci purifica dalla malattia della nostra superbia. Così ci rende capaci di diventare commensali di Dio. Egli è disceso, e la vera ascesa dell’uomo si realizza ora nel nostro scendere con Lui e verso di Lui. La sua elevazione è la Croce. È la discesa più profonda e, come amore spinto sino alla fine, è al contempo il culmine dell’ascesa, la vera “elevazione” dell’uomo. “Stare davanti a Lui e servirLo” – ciò significa ora entrare nella sua chiamata di servo di Dio. L’Eucaristia come presenza della discesa e dell’ascesa di Cristo rimanda così sempre, al di là di se stessa, ai molteplici modi del servizio dell’amore del prossimo. Chiediamo al Signore, in questo giorno, il dono di poter dire in tal senso nuovamente il nostro “sì” alla sua chiamata: “Eccomi. Manda me, Signore” (Is 6, 8). Amen.

© Copyright 2008 - Libreria Editrice Vaticana

venerdì, marzo 07, 2008

2008.03.07 Vacanze in Italia

Carissimi,
il giorno 29 aprile 2008 arrivo in Italia per le vacanze triennali di 3 mesi. Ogni 3 anni i missionari del Pime che sono in HK possono ritornare alle loro case per 3 mesi.
La mia ultima vacanza lunga e' stata nel 2005.
Arrivero' quindi, il 29 aprile sera e ripartiro' per HK il 31 luglio.
Ho scelto questo periodo perche' l'ultima volta ero venuto in Agosto e mi ero fermato fino alla fine di Gennaio. Prima di Pasqua e' davvero difficile lasciare HK per il lavoro soprattutto con i catecumeni.
Altro motivo che mi ha spinto a tornare in questo periodo e' che da tantissimi anni non celebro l'anniversario di matrimonio dei miei genitori che quest'anno festeggiano 39 anni in giugno.
Poi, il 50 anniversario di sacerdozio di don Oronzo Pascazio in luglio.
Il matrimonio di Angelica e Giuseppe il 16 luglio.
Inoltre la festa della mia cara Madonna di Mellitto in Luglio.
Il motivo piu' importante e' quello di riposarmi e incontrare la mia famiglia di sangue, quella della mia citta', quella diocesana e tutti gli amici.
Arrivederci a presto.

giovedì, gennaio 31, 2008

2008.01.30 La diocesi di Hong Kong ha il nuovo vescovo coadiutore, Mons. John TONG

Abbiamo un nuovo vescovo coadiutore: monsignor John Tong. Rendo grazie anche io al Signore e al Santo Padre Benedetto XVI per questo grande dono fatto alla chiesa di Hong Kong e della Cina.





Hong Kong (AsiaNews) – Mons. John Tong On, 69 anni, è stato nominato oggi (30 gennaio 2008) vescovo coadiutore della diocesi di Hong Kong. Dal 1996 era vescovo ausiliare della diocesi.
Mons. Tong, un fine intellettuale, versato nelle lingue, nella cultura e nella teologia, è perciò il successore designato del card. Joseph Zen, che ha già superato i 75 anni (ne ha 76) ed ha chiesto diverse volte al papa di potersi ritirare.
Mons. Tong, nativo di Hong Kong, è uno stretto collaboratore del card. Zen e un grande conoscitore della situazione della Chiesa in Cina. Attualmente è responsabile dell’Holy Spirit Study Centre, un centro di studi e documentazione sulla Chiesa e la cultura cinese.
In una dichiarazione diffusa oggi nella diocesi - e che riproduciamo integralmente qui sotto – egli parla del “lavoro eccellente” che il card. Zen sta svolgendo, in profonda sintonia fra i due.
Dopo aver affermato l’importante contributo che molti missionari stranieri svolgono insieme alla Chiesa locale di Hong Kong, egli sottolinea la vocazione di Chiesa-ponte che Hong Kong ha verso la Cina popolare. “Attendo con tutto il cuore – egli conclude – che il governo cinese garantisca la piena libertà religiosa ai cattolici della madrepatria, così che essi possano dare un maggior contributo alla società, e la nostra patria possa progredire nella sua posizione internazionale”.
Ecco la dichiarazione ufficiale di mons. Tong:


Quando ho ricevuto dal Santo Padre la nomina a vescovo coadiutore di Hong Hong, mi sono sentito inadeguato e senza fiducia in me stesso. Ma, sapendo che il Santo Padre mi ha dato fiducia, e che i cattolici di Hong Kong mi sosterranno con la preghiera, mi sono sentito incoraggiato e ho accettato la nomina con obbedienza e gratitudine. E ora vi supplico di tollerare i miei limiti.
Il card. Joseph Zen sta svolgendo un lavoro eccellente nella guida della diocesi di Hong Kong. Egli è ancora in buona salute. Io spero che egli rimanga ancora al suo posto per il più lungo tempo possibile. Sarò felice di continuare a lavorare sotto la sua guida.
Papa Giovanni Paolo II ha detto: “Nella Chiesa non vi sono stranieri”. Spero che tutti noi, come membri del Corpo mistico di Cristo, continuiamo a offrire il nostro sostegno. Clero locale, missionari stranieri, cattolici di Hong Kong, come pure professionisti e lavoratori stranieri da altre parti del mondo, dobbiamo lavorare insieme per costruire una Chiesa piena di vitalità. Mi auguro che tutti possiamo dare un contributo ancora maggiore alla nostra diocesi e alla società.
La nostra evangelizzazione e la nostra testimonianza attraverso le parrocchie, le scuole, la cura dei malati e i servizi sociali sono stati attivi e pieni di frutto. Prego che tutti questi risultati possano svilupparsi ancora di più. Con l’andare degli anni gli impegni di lavoro della diocesi di Hong Kong sono aumentati. Ma c’è carenza di preti locai, diaconi, uomini e donne consacrati. Vi chiedo di pregare per la promozione delle vocazioni, compresa la vocazione al matrimonio cristiano, anch’essa piena di sfide.
La nostra diocesi e la gente di Hong Kong godono di una lunga tradizione di impegno per la società e il bene comune. Continuiamo a tenere rapporti positivi e stabili con differenti confessioni cristiane e con le altre religioni. Spero che queste relazioni armoniose crescano in forza e in profondità.
La nostra diocesi svolge un ruolo indispensabile di Chiesa-ponte con la Cina. Abbiamo sempre promosso l’unità fra i differenti gruppi della Chiesa cattolica cinese e tenuto un dialogo costruttivo con le diverse parti. Seguendo le indicazioni nella recente lettera del Santo Padre Benedetto XVI alla Chiesa di Cina, ci impegneremo col massimo sforzo per continuare. Attendo con tutto il cuore che il governo cinese garantisca la piena libertà religiosa ai cattolici della madrepatria, così che essi possano dare un maggior contributo alla società, e la nostra patria possa progredire nella sua posizione internazionale.

+John Tong
Vescovo Coadiutore
Diocesi di Hong Kong
30 Gennaio 2008